“Cosa succede ai concorsi draft”

15.06.2018. Nella pagina web academia di Osservatorio concorsi ho trovato un articolo molto interessante e divinatorio snidato da Marco Federici:

Interessante e profetico articolo del 2010 sui futuri effetti della riforma Gelmini: https://diversamentestrutturati.noblogs.org/post/2010/02/22/concorsi-truccati-da-flc-cgil/ Eccolo :

Lettera di un precario, da FLC-CGIL

Manifesto: I nuovi concorsi al Cnr e il talento negato

21-02-2010

Lorenzo Fioramonti
In questi giorni si sono chiuse le iscrizioni agli ultimi concorsi del vecchio ciclo, prima dell’entrata in vigore della nuova riforma. Si tratta dell’ultima speranza per migliaia di ricercatori di entrare di ruolo, prima che si inauguri la fase del ricercatore a tempo e scatti la mannaia dei tagli a cascata imposti dalla Gelmini. Sembra che per quest’ultimo ciclo di concorsi le commissioni concorsuali verranno estratte a sorte, proprio per scongiurare il rischio che i risultati siano nuovamente pilotati, come è prassi da sempre. Staremo a vedere.


Le riforme non propongono rimedi, ma puntano solamente a togliere l’ossigeno ad un malato terminale. Si parla molto della «privilegiocrazia» e del nepotismo inveterato che spinge tanti giovani studiosi verso l’estero, ma non viene quasi mai raccontato cosa accade a quelli che restano. A quelli che il concorso (sì, il fatidico concorso) riescono a vincerlo. Perché l’assetto baronale delle nostre università non avvilisce soltanto quelli che sono costretti a partire, ma deprime anche il talento di quelli che restano.
Ci sono tanti ricercatori competenti in Italia. Ma la competenza non è l’elemento decisivo per vincere un concorso. Devi infatti essere sostenuto da qualcuno che conta. Un professore ordinario, meglio se uno di quelli potenti. Quindi anche quando sei bravo e meriteresti di vincere il concorso solo per i famigerati titoli, avrai comunque bisogno della «spintarella». Dovrai fare la corte a qualcuno. Se sei fortunato ti verrà chiesto di fare corsi gratuiti per un paio di anni, giusto per dimostrare fino a che punto arriva la tua fedeltà. Poi, dopo esserti sudato la benevolenza della gerarchia e una volta trovati i finanziamenti, verrà finalmente indetto il «tuo» concorso. Salvo rarissime eccezioni, i concorsi in Italia vengono preconfezionati con un «nome e cognome». Per questo sono sempre pochi i candidati alternativi che si presentano alle prove, nonostante la pletora di precari che cercano un posto. Ma il timore di essere additati come i guastafeste è forte, anche perché la ruota potrebbe girare a loro favore la prossima volta.
Quando il concorso alla fine lo vinci (e l’avresti vinto comunque perché hai i titoli per vincere in modo trasparente), ti resterà sempre l’amaro in bocca. La competizione era truccata. Dovevi comunque vincere. E questo sentimento avvilente non ha soltanto un impatto psicologico sulla tua autostima, ma ti costringe anche ad un graduale processo di asservimento nei confronti della gerarchia che ti ha «spinto». Da quel momento, sai benissimo che la tua carriera accademica la devi al sistema. Non riuscirai a dire di no a chi ti ha regalato il concorso. Non sei più un intellettuale autonomo. Devi riconoscenza imperitura all’elite baronale. E così comincerai a sobbarcarti di mansioni che non sono previste dal contratto. Ti ritroverai a fare il docente, il tutor, l’assistente magari persino il portiere o il bidello. Molto spesso, ti verrà chiesto di insegnare corsi per i quali non sei qualificato, con risultati mediocri anche per gli studenti. E la tua ricerca? Finisce con il cadere in secondo piano. Proverai a farla nei ritagli di tempo. Con pochi o senza fondi. Basta guardare le cifre messe a disposizione dal Miur nei Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale (Prin).
Salvo eccezioni, è spesso così che procede il sistema. Chi entra nell’università viene inserito in un vero e proprio ingranaggio che lascia poco o nessuno spazio all’innovazione. Il talento, anche quando c’è, viene negato ed avvilito. I tagli imposti dal nostro ministro renderanno ancora più difficile sottrarsi all’assetto baronale dell’accademia italiana. Meno soldi e chiamata diretta. Quindi, aspettatevelo pure, assisteremo ad una nuova fase di nepotismo dilagante, con i poveri ricercatori a sgobbare dalla mattina alla sera pur di assicurarsi gli avanzi. Disposti a tutto pur di essere chiamati a fare qualche lavoretto. Precari fino all’osso, verranno ridotti ad insegnanti di liceo, tutti dedicati alla docenza e senza più tempo per fare ricerca. Come si può ancora credere che questa classe politica sia in grado di dare uno slancio all’università italiana? Quanti baroni siedono oggi in parlamento, sia tra l’opposizione sia tra la maggioranza? Quanti di loro mandano i figli alla scuola privata e all’università all’estero?
* Ricercatore precario all’Università di Bologna

06-10 marzo 2018. Anti – Corruzione. Nella pagina.web academia Paolo Trovato scrive di una sua simpaticissima iniziativa anticoncorso truccato. Commento

Maria Gabriella Riccobono  10 marzo
2 mins ago

Mi spiace non aver visto prima questa iniziativa deliziosa ! Non so se sarei potuta venire, ma avrei preso in considerazione la cosa … Troppo carino, davvero. Mi son fatta fare il profilo su Wikipedia solo per dire che aderisco in qualche modo alle iniziative dell’Osservatorio. Fatto così il profilo è stato immediatamente cancellato dai vigilantes di Wikipedia perché “propagandistico” e non neutrale. Avevano ragione. Caro Paolo, perché non farti fare il profilo anche tu (tutti gli accademici it in servizio e forse anche ottima parte di quelli in pensione ovviamente se lo sono voluto far fare) e farvi scrivere in modo neutrale il vero, che oltre a essere prossimo editore critico della Divina Commedia sei stato tra i promotori dell’iniziativa OICU? L’ideale sarebbe che gli accademici i quali più calorosamente appoggiano e partecipano si facessero fare il profilo essi pure. A quel punto si potrebbe inserire in Wikipedia, in modo neutrale, scientifico (!!!) anche la voce OICU (Osservatorio indipendente concorsi universitari). Sarebbero da citare quante più fonti possibile e dovrebbero essere gli articoli sui giornali. Purtroppo occorre andar cauti nel rinviare ad academia, perché wikipedia detesta i social e tendenzialmente teme che il rinvio a essi sia propaganda. Tuttavia si può rinviare e non incorrere in sanzioni, se il redattore della voce saprà destreggiarsi bene.

Rosanna Morace
4 days ago

Bellissimo! Vorrei esserci! Sinceri complimenti, perché nonostante quanto tenga all’iniziativa non credo avrei il coraggio di farlo. Però mai dire mai.

Paolo Trovato
6 days ago

Venerdì 9 marzo ore 12 salvo imprevisti sarò a Firenze al Dipartimento di Storia ad assistere con una maglietta dell’Osservatorio al concorso profilato per assegno di ricerca sul quale abbiamo già spedito una lettera al rettore e al direttore. Se qualcuno ha occasione / intenzione di passare un paio d’ore in via san gallo ( dalle 12 alle 14 ) lo scriva per favore qui aggiungendo la taglia della maglietta (S, M, L, XL, XXL).

CHIUSA  LA  SESSION  SUI  CONCORSI  DRAFTS  (STRALCI  DI  ESSA  SI  LEGGONO  SCENDENDO  SU  QUESTO  STESSO  ARTICOLO)  E  MESSE  IN PIEDI  ALCUNE  INIZIATIVE  MOLTO  MERITEVOLI  FINALIZZATE  ALLA CONCRETA  OPERATIVITÀ  ANTI-CORRUZIONE  ALTRE  SESSIONS  SONO STATE APERTE  SU  TEMI  MOLTO  IMPORTANTI  COME QUELLO  SOTTO  RIFERITO

 

04-03-2018 https://www.academia.edu/s/36e3d58959/proposte_spazi_professionali_alternativi-1pdf?source=link  nuova Session, per dar forza alla proposta di Valeria de Fraja sulla necessità di creare un ponte tra Scuola e Università,

Paolo Trovato
5 hrs ago

D’accordo su molte cose. Ma non sono così convinto che servano molti fondi. Con una stampante a colori si fanno manifesti e depliant bellissimi a costo zero. 2 profe di scuola 2 e 2 accademici 2 possono fare insieme cose strepitose, eventualmente chiamando qualcuno a intervenire via skype (costo zero). La cosa difficile mi sembra il contatto: fare in modo che queste 4 persone che magari lavorano nella stessa città (o nel raggio di 20 km) e hanno le stesse preoccupazioni si conoscano e comincino a chiacchierare insieme. ma anche qui mezzi molto modesti (qualche circolare e qualche manifestino distribuito in posti strategici come sale professori e biblioteche…) potrebbero forse bastare.

Maria Gabriella Riccobono
< 1 min ago

Mi scuso davvero. Valeria nel suo intervento qui sotto rispondeva a quello mio che avevo erroneamente immesso in una session sbagliata. Dunque l’intervento di Valeria è una replica al mio. Sono ovviamente del tutto d’accordo sul fatto che molti insegnanti abbiano assai maggiore intelligenza scientifica e preparazione culturale rispetto agli accademici. Il problema è che il coltello dalla parte del manico ce l’hanno gli accademici. Gli strutturati univ più aperti procurano agli insegnanti la notizia circa i calls for paper a congressi internazionali e intercontinentali cui partecipare. Però l’insegnante se la sua proposta (il tema che propone per un suo intervento al congresso) verrà accettata dovrà andarci a spese proprie (ormai nel 90% dei casi anche l’accademico). Di più: trattasi di soddisfazioni puramente personali che l’insegnante si prende, senza le ricadute alle quali Valeria e anch’io pensiamo. Gli insegnanti possono avere il comando all’univ per un anno (con sospensione della didattica a scuola). Neanche questo ha ricadute ampie, da alta divulgazione e discussione. Sinceramente temo che occorra partire da una sorta di volontariato di entrambe le parti. Per organizzare p.e. un percorso museale o un ciclo di conferenze a tema cui collaborino sia insegnanti delle Sup che operatori univ occorre che ognuna delle due parti individui tra coloro che conosce nell’altra parte il più attivo, il più aperto all’innovazione e al futuro, chi vuole le finestre spalancate e non l’asfittico tugurio a finestre chiuse ecc. e faccia proposte ragionevoli. Da lì si può mettere in piedi un evento che coinvolga come coordinatori entrambe le parti e come pubblico attivo e in grado di offrire cooperaz non solo gli studenti ma tutti coloro che sono attratti dal sapere, anche i pensionati … Ma i presidi delle scuole sup p.e. hanno fondi da investire in cose così?

valeria de fraja
42 mins ago

Hai ragione; avrei voluto scrivere … “di là”, ma MG ha scritto “di qua” e “di là” non partecipa alla nuova discussione. Non sapevo come fare … Sono la prima (come proponente …) che vorrebbe non mescolare le due discussioni, ma non sempre si procede in modo lineare.

Paolo Trovato
1 hr ago

MI permetto di ricordarvi che abbiamo aperto una session dedicata ai pontieri scuola-università proprio perché gli spunti, le riflessioni e le proposte non si disperdessero in mezzo all’ordinaria amministrazione del reclutamento. Inviterei MG e V ha postare anche nell’altra session i 2 interventi che precedono e gli altri a cercare di rispettare questa specie di strada a senso unico. Grazie

Ringrazio tutti per le considerazioni sui ponti tra scuola e università, postati in particolare nella session “Che cosa vorremmo fare”. So che esistono, so che ci sono insegnanti delle scuole secondarie che sollecitano scambi con i docenti universitari, e viceversa. So che esistono scambi molto proficui, capaci di seminare conoscenze di qualità. Io stessa (in una scuola media “di frontiera”!) cerco di tessere relazioni con il mondo universitario. Quindi non metto in discussione questo dato di fatto, ma non vorrei che ci limitasse a una segnalazione delle iniziative attive, funzionanti, proficue e positive che molti, molti di noi mettono in campo. Il punto che vorrei sottoporre alla discussione, perché se è solo una “fissa” mia me la faccio anche passare senza problemi, è diverso. Il dato di fatto da cui partire è uno: molti, forse troppi, rimangono fuori dall’università, pur avendo curricula di tutto rispetto (a volte migliori di tanti docenti universitari strutturati che li hanno giudicati in concorsi, nella ASN e così via), pur avendo una formazione d’eccellenza. E’ vero, però, che comunque, di fatto, nell’università non c’è posto per tutti. Lo si diceva già nella discussione aperta da Massimo, la scorsa estate, ed è vero. Punto e basta. La questione che pongo allora è: di questi, rimasti o che rimarranno fuori, che si fa? Il curriculum, la formazione, devono rimanere solo una ricchezza personale, che ciascuno investe secondo la propria sensibilità e la propria etica, oppure ci sono SPAZI PROFESSIONALI, nel senso di NUOVI MESTIERI, da inventare o da rilanciare, in cui questi “tagliati fuori” (mi verrebbe da dire questi “sfigati” …, richiamando la lettera di Piermattei) possano dare un senso alla propria formazione? Queste persone possono costituire un ponte tra Accademia e società in qualche ambito professionale? Me lo pongo non tanto perché alla ricerca di uno sbocco per me (non mi illudo più di nulla), ma per il futuro, se volete (anche se mi pare un po’ troppo altisonante per il mio piccolissimo raggio d’azione) come vera “questione sociale”. Molti di noi sono stati pagati dallo Stato per la propria formazione (io personalmente ho alle spalle 3 anni di dottorato + 2 di post doc + 6 di distacco dall’insegnamento presso l’ISIME = 11) e io mi sento in debito, e mi sarebbe piaciuto poter restituire quanto ho avuto in quegli anni. Lo faccio ora, come insegnante di scuola media, ma mi domando se non sia uno spreco (un altro tra le migliaia) di risorse. A fare quello che faccio forse bastava la semplice laurea, come per tanti altri. Insomma, quello di cui vorrei discutere è la questione degli sbocchi professionali alternativi per tutti coloro che, usciti da dottorati, post doc, altre tipologie di formazione “oltre” la laurea, non vengono assorbiti dall’università ma dovrebbero trovare soluzioni professionali che valorizzino al meglio questa formazione ricevuta a spese dello Stato.
Maria Gabriella Riccobono < 1 min ago Il ponte tra scuola e università oggi è più attuabile, forse, che non 5 o 10 o 15 anni or sono. La cosiddetta “terza missione” che sta come uno dei tre compiti fondamentali dell’università (divulgazione dei risultati della ricerca e promozione di eventi che coinvolgano/attraggano le molte articolazioni della società, quasi con tutti gli attori sociali) consente all’accademia non ibernata di collaborare fruttuosamente con presidi, insegnanti e studenti. Personalmente ho collaborato, in occasione di Milano-Expo, agli approfondimenti scientifici per la mostra Il collezionismo di Dante in casa Trivulzio (cfr: https://trivulziana.milanocastello.it/it/content/il-collezionismo-di-dante-casa-trivulzio). Fu visitata da molte migliaia di persone, provenienti da tutta Europa, e da molti studenti delle superiori guidati dai loro insegnanti. In queste occasioni l’insegnante intelligente può chiedere p.e. un incontro preliminare con uno o più docenti univ. implicati nell’iniziativa e, dopo averli opportunamente informati circa le più efficaci ricadute didattiche da perseguire, promuovere e moderare un incontro dibattito all’interno della scuola tra i predetti docenti univ e le classi che avranno visitato la mostra. Ho fatto un esempio ma potrebbero essere tantissimi. Tengo abitualmente conferenze dantesche aperte a tutti nei licei durante il loro open day (e notte), affiancando i colleghi liceali. Naturalmente gli insegnanti devono esser preparati al fatto che esiste in univ una grossa fetta di puri “asini arrivati all’ordinariato solo per clientela/corruzione” i quali ostacolano ogni iniziativa sana e di alto valore scientifico e didattico se non vengono indicati come gli organizzatori-patrocinatori dell’evento. Il Dip cui afferisco p.e. non dette il proprio patrocinio alla mostra dei codici danteschi della Trivulziana, sucitando le risa e l’ilarità di tutti gli studiosi italiani colti. Il vertice unimi, per evitare l’ignominia, cioè che si pensasse fosse stato il vertice a negare il patrocinio rientrò per la finestra: incaricò una docente la quale con la mostra nulla aveva avuto a che fare di organizzare e guidare giornate di percorso tra gli eventi e le mostre promossi dal Comune-Castello sforzesco-Trivulziana e nella locandina-invito a tutti gli univ di Milano mandata si precisava che la cosa era caldeggiata dal vertice Si raccomanda caldamente a tutti gli attori della società e delle scuole di controllare attentamente il curriculum dei docenti universitari e possibilmente le commissioni che li hanno mandati avanti nella carriera. Evitare assolutamente docenti che abbiano lavorato in un ateneo soltanto oppure in un secondo ateneo per non più di un anno (ovviamente semestri di insegnamento all’estero contano come lavoro in una seconda univ); accertarsi della solidità della internazionalizzazione dei docenti univ.; accertarsi che nelle sedi concorsuali i docenti univ NON abbiano avuto l’upgrade in carriera perché il loro boss o una sua emanazione (p.e. uno appartenente allo stesso dip del boss oppure uno stretto collaboratore del boss, noto come tale) era in commissione ecc. ecc. Per obiettivi della terza missione dal punto di vista accademico cfr. http://www.anvur.org/attachments/article/

MGR: mi sono resa conto a posteriori che l’intervento pubblicato qui sotto nel blog era quello destinato alla session, nella quale erroneamente ho inserito l’intervento rimpolpato (veritiero) per il blog. Mi scuso con tutti. Inserisco l’intercento pubbl nella session qui sopra.

Maria Gabriella Riccobono
< 1 min ago

Il ponte tra scuola e università oggi è più attuabile, forse, che non 5 o 10 o 15 anni or sono. La cosiddetta “terza missione” che sta come uno dei tre compiti fondamentali dell’università (divulgazione dei risultati della ricerca e promozione di eventi che coinvolgano/attraggano le molte articolazioni della società, quasi con tutti gli attori sociali) consente all’accademia non ibernata di collaborare fruttuosamente con presidi, insegnanti e studenti. Personalmente ho collaborato, in occasione di Milano-Expo, agli approfondimenti scientifici per la mostra Il collezionismo di Dante in casa Trivulzio (cfr: https://trivulziana.milanocastello.it/it/content/il-collezionismo-di-dante-casa-trivulzio). Fu visitata da molte migliaia di persone, provenienti da tutta Europa, e da molti studenti delle superiori guidati dai loro insegnanti. In queste occasioni l’insegnante intelligente può chiedere p.e. un incontro preliminare con uno o più docenti univ. implicati nell’iniziativa e, dopo averli opportunamente informati circa le più efficaci ricadute didattiche da perseguire, promuovere e moderare un incontro dibattito all’interno della scuola tra i predetti docenti univ e le classi che avranno visitato la mostra. Ho fatto un esempio ma potrebbero essere tantissimi. Tengo abitualmente conferenze dantesche aperte a tutti nei licei durante il loro open day (e notte), affiancando i colleghi liceali. Naturalmente gli insegnanti devono esser preparati al fatto che esiste in univ una grossa fetta di puri “asini arrivati all’ordinariato solo per clientela/corruzione” i quali ostacolano ogni iniziativa sana e di alto valore scientifico e didattico se non vengono indicati come gli organizzatori-patrocinatori dell’evento. Il Dip cui afferisco p.e. non dette il proprio patrocinio alla mostra dei codici danteschi della Trivulziana, suscitando le risa e l’ilarità di tutti gli studiosi italiani colti. Il vertice unimi, per evitare l’ignominia, cioè che si pensasse fosse stato il vertice a negare il patrocinio, rientrò per la finestra: incaricò una docente la quale con la mostra nulla aveva avuto a che fare di organizzare e guidare giornate di percorso tra gli eventi e le mostre promossi dal Comune-Castello sforzesco-Trivulziana e nella locandina-invito a tutti gli univ di Milano mandata si precisava che la cosa era caldeggiata dal vertice.

Si raccomanda caldamente a tutti gli attori della società e delle scuole di controllare attentamente il curriculum dei docenti universitari e possibilmente le commissioni che li hanno mandati avanti nella carriera. Evitare assolutamente docenti che abbiano lavorato in un ateneo soltanto oppure in un secondo ateneo per non più di un anno (ovviamente semestri di insegnamento all’estero contano come lavoro in una seconda univ); accertarsi della solidità della internazionalizzazione dei docenti univ; accertarsi che nelle sedi concorsuali i docenti univ NON abbiano avuto l’upgrade in carriera perché il loro boss o una sua emanazione (p.e. uno appartenente allo stesso dip del boss oppure uno stretto collaboratore del boss, noto come tale) era in commissione ecc. ecc. Per obiettivi della terza missione dal punto di vista accademico cfr. http://www.anvur.org/attachments/article/

Paolo Trovato and friends
Osservatorio Indipendente Concorsi Universitari
14 hrs ago

Abbiamo aperto una nuova Session, per dar forza alla proposta di Valeria de Fraja sulla necessità di creare un ponte tra Scuola e Università, che aveva avviato una partecipata discussione.

Il ponte tra scuola e università oggi è più attuabile, forse, che non 5 o 10 o 15 anni or sono. La cosiddetta “terza missione” che sta come uno dei tre compiti fondamentali dell’università (divulgazione dei risultati della ricerca e promozione di eventi che coinvolgano/attraggano le molte articolazioni della società, quasi con tutti gli attori sociali) consente all’accademia non ibernata di collaborare fruttuosamente con presidi, insegnanti e studenti. Personalmente ho collaborato, in occasione di Milano-Expo, agli approfondimenti scientifici per la mostra Il collezionismo di Dante in casa Trivulzio (cfr: https://trivulziana.milanocastello.it/it/content/il-collezionismo-di-dante-casa-trivulzio). Fu visitata da molte migliaia di persone, provenienti da tutta Europa, e da molti studenti delle superiori guidati dai loro insegnanti. In queste occasioni l’insegnante intelligente può chiedere p.e. un incontro preliminare con uno o più docenti univ. implicati nell’iniziativa e, dopo averli opportunamente informati circa le più efficaci ricadute didattiche da perseguire, promuovere e moderare un incontro dibattito all’interno della scuola tra i predetti docenti univ e le classi che avranno visitato la mostra. Ho fatto un esempio ma potrebbero essere tantissimi. Tengo abitualmente conferenze dantesche aperte a tutti nei licei durante il loro open day (e notte), affiancando i colleghi liceali. Naturalmente gli insegnanti devono esser preparati al fatto che esiste in univ una grossa fetta di puri “asini arrivati all’ordinariato solo per clientela/corruzione” i quali ostacolano ogni iniziativa sana e di alto valore scientifico e didattico se non vengono indicati come gli organizzatori-patrocinatori dell’evento. Si raccomanda caldamente a tutti gli attori della scuola e della società di controllare attentamente il curriculum dei docenti universitari e possibilmente le commissioni che li hanno mandati avanti nella carriera. Evitare assolutamente docenti che abbiano lavorato in un ateneo soltanto oppure in un secondo ateneo per non più di un anno (ovviamente semestri di insegnamento all’estero contano come lavoro in una seconda univ); accertarsi della solidità della internazionalizzazione dei docenti univ.; accertarsi che nelle sedi concorsuali i docenti univ NON abbiano avuto l’upgrade in carriera perché il loro boss o una sua emanazione (p.e. uno appartenente allo stesso dip del boss oppure uno stretto collaboratore del boss, noto come tale) era in commissione ecc. ecc. Per obiettivi della terza missione dal punto di vista accademico cfr. http://www.anvur.org/attachments/article/

Da una session aperta dal filologo e italianista Paolo Trovato (unife)  su academia.edu nel novembre 2017  a commento di un libro-denunzia di Massimo Piermattei  è nato

un osservatorio-indipendente-concorsi-universitari-oicu-che-cosa-vorremmo-fare al quale presto un supporto solo esterno. Il supporto perché ogni iniziativa anti-corruzione seria va incoraggiata; solo esterno perché, a tacer d’altro, circa le modifiche da apportare ai criteri del reclutamento la penso in maniera diversa e molto più liberal-radicale rispetto a Paolo.

16/02/2018 MGR ai colleghi di Lingue stessa “Facoltà”

Oggetto: gli allegati

A: docenti Corso di laurea in Lingue unimi

Data: 14:19

Da: “Maria Gabriella Riccobono”

1.bozza-di-circolare… (341KB)

2.Lettera-RettoreSIE… (124KB)

Carissimi tutti,

scusatemi per favore se vi disturbo nuovamente. Alcuni di voi mi hanno fatto osservare che nella mia mail di ieri con cui portavo all’attenzione di tutti la nascita dell’Osservatorio per i concorsi universitari mancavano gli allegati. Mi scuso vivamente e allego alla presente mail.

Era monco anche il mio P.S. alla mail di ieri. Esso recitava e recita così: P.S.: do un mero supporto esterno all’iniziativa, perché 1) sono troppo vecchia e troppo male in arnese; 2) perché ritengo che solo un cambiamento radicale dei criteri per il reclutamento univ. aiuterebbe a fare ripartire la uni-Italia e tutto il paese e ho pubblicamente esposto in diverse sedi le mie convinzioni al riguardo

Quel che penso lo scrivo sul mio blog, e così mi sento meglio, mi sembra di dare il mio piccolissimo contributo. Un caro saluto a tutti e ancora molte scuse

Maria Gabriella

ED ECCO QUELLO CHE NON HO AVUTO IL CORAGGIO DI SCRIVERE A QUESTI COLLEGHI DI LINGUE TUTTI MOLTO STIMABILI E A ME CARI:

Questo Paese è ormai immobile, non ci sono più iniziative da parte della popolazione atte a favorire crescita, sviluppo economico, rigenerazione morale. La stasi e il declino si avvertono in modo particolare al Nord, perché a Sud moltissimi prima “inerti e lamentosi” si stanno lanciando nel business del turismo. Le famiglie italiane hanno moltissimo denaro, tutto rigorosamente fermo e ben chiuso in cassette di sicurezza e in banche ritenute sicure. Attivismo si registra eminentemente nell’adesione corale agli slogans per cui la classe politica ed essa soltanto è responsabile del decadimento, dell’inceppamento dell’ascensore sociale (esattamente questo dicevano i “terroni” già 40-50 anni or sono al fine di rimanere inerti a non far nulla o di essere immessi in lavori statali sicurissimi). La situazione della univ italiana è benissimo fotografata nei vari gradi di giudizio attraverso cui un gruppo di professori del Politecnico di Milano han fatto ricorso CONTRO la decisione presa anni or sono da quell’Ateneo, la decisione di attivare al biennio corsi in lingua inglese. No, i proff. si sono rifiutati, che diamine, fare questa fatica di apprendere un ottimo inglese, scherziamo? Io non devo più imparare nulla …. Io prof son qui per avere una rendita sicura, che me ne frega degli studenti, del fatto che avranno una laurea molto meno qualificata, che faranno fatica e dovranno imparare a spese proprie e delle loro famiglie per competere con gli studenti ungheresi. Com’è noto la corte costituzionale nei mesi recenti infine ha dato ragione ai prof anti-studenti. La leggi sono leggi. Lascia sbigottite le persone non inerti non già la sentenza ma la mentalità di quei proff.: ridiciamolo, Milano, Politecnico….

Se non si riesce a sconfiggere il clientelismo e la corruzione che permeano tanto profondamente i rapporti all’interno della univ anche la generazione dei diciottenni di oggi sarà priva — come lo è stata gran parte della generazione degli attuali 35-40enni — di possibilità di lavorare bene, di sviluppare in patria il proprio talento, senza costrizioni all’inerzia da parte dello statalismo, della burocrazia, del feroce APPARATO PUBBLICO. E  gran parte dei più meritevoli verrà espulsa dalle attività più interessanti (ricerca scientifica inclusa) in favore dei clienti, dei portaborse, dei sono-servile-e-basta.

Maria Gabriella Riccobono  12 mins ago   4 febbraio 2017, ore 22.30;  da https://www.academia.edu/s/be7fd3e443/osservatorio-indipendente-concorsi-universitari-oicu-che-cosa-vorremmo-fare:

Cari tutti, solo al fine di avere una visione quanto più possibile 360° della situazione italiana mi permetto di raccomandare vivamente la lettura del libro di Ilaria Capua, “Io, trafficante di virus. Una storia di scienza e di amara giustizia”, Milano, Rizzoli, 2017. Per chi non sapesse nulla di lei, una delle 50 menti scientifiche italiane più stimate del pianeta, la quale, per 10 anni non ha mai dormito di notte a causa delle luride calunnie scagliate contro di lei da lobbies baronali e farmaceutiche, cito da Wikipedia: « Nel 2006, con la sua decisione di sfidare il sistema, depositando la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza H5N1 in GenBank (un database “open access”) e non in un database ad accesso limitato, Ilaria Capua diede inizio ad un dibattito internazionale sulla trasparenza dei dati che ha cambiato i meccanismi internazionali alla base dei piani prepandemici. La sua iniziativa è stata ripresa da vari organi della stampa internazionale, tra cui il Wall Street Journal,[7] il New York Times[8], il Washington Post, oltre che da riviste della stampa scientifica, tra cui Science e Nature.[9] Grazie anche al gesto di Ilaria Capua, l’OMS, la FAO e l’OIE promuovono e sostengono meccanismi di condivisione più efficienti, la trasparenza dei dati ed un approccio interdisciplinare per migliorare la preparazione ad eventi pandemici». E da un eccellente sottotitolo della Stampa di Torino: «Un’eccellenza mondiale distrutta nell’indifferenza. Da genio della scienza a trafficante di virus da condannare all’ergastolo per procurata epidemia. Dieci anni di indagini sgangherate accompagnate dalla gogna mediatica e social in odio alla casta e alla scienza. Prosciolta è andata negli Stati Uniti» e dirige in Florida un centro di eccellenza. La gogna mediatica fu scatenata da un settimanale da sempre al servizio delle calunnie e della Italia peggiore.

Maria Gabriella Riccobono   11.01.2018
< 1 min ago

Certo i magistrati sono il solo fiore all’occhiello o la sola categoria di eccellenza all’interno dell’italiano pubblico impiego. Per loro i costituenti stabilirono forme di reclutamento iper-selettive e non truccabili.  Hanno loro pure all’interno una Krikka, ma la grande maggioranza è composta da persone di molto alto livello. 8000, per tre gradi di giudizio (solo la Italia li ha, gli altri ne hanno due), a fronte dei 40000 circa della Germania. Il mondo ce li invidia (la superiorità della magistratura it è comunemente ammessa dai magistrati dei paesi civili). Qualcuno, giorni fa, se mal non ricordo, ha scritto che i magistrati sono stati i privilegiati del pubblico impiego. Sono false notizie acriticamente ripetute. Per legge i magistrati godevano da parecchi anni di scatti triennali, con un acconto il primo anno, un acconto il secondo anno e il conguaglio a saldo nel terzo anno: il tutto calcolato sulla base dell’aumento medio del pubblico impiego. Nel 2015 si sono visti applicare un prelievo forzoso ingente in unica soluzione, un conguaglio a saldo sensibilmente negativo. Poiché il blocco degli scatti era stato applicato loro in ritardo, lo stato i denari dai loro stipendi se li è presi “tutti insieme”. Verissimo invece è che la casta dei politici (D’Alema, Mussi, e i loro sodali di destra e di sinistra) ha agganciato i propri stipendi a quelli dei magistrati: ma non a quelli degli uditori o dei giudici di primo grado sibbene a quelli dei Presidenti di sezione della Cassazione. D’altronde abbiamo tantissimi ordinari, suppongo la maggioranza assoluta, che non ha mai vinto concorsi (avere il boss che “porta” in commissione significa concorso truccato, corruzione). Dunque grazie di cuore caro Paolo! Pubblicamente hai scritto che la session ha reso evidente che la maggior parte o quasi tutti i partecipanti stigmatizzano come esecrabili (esecrabili lo scrivo io, tu hai usato parole meno pesanti, da buon moderatore) i criteri del reclutamento univ. italino. Non che si possa essere ottimisti a breve o a medio termine temo …

Paolo Trovato
2 days ago (13 febbraio 2018)

13 febbraio. 21:20 Una richiesta ai ricercatori e professori strutturati Siccome per pesare di più dobbiamo crescere ancora, pregherei chi ne ha voglia di spedire al suo dipartimento e/o alla sua associazione di categoria una lettera di questo genere: “Cari colleghi ho il piacere di informarvi che il 20 gennaio u.s. si è costituito l’Osservatorio Indipendente Concorsi Universitari con l’obiettivo di vigilare sulla legalità dei concorsi, che da circa un decennio hanno un vincitore annunciato, e allo scopo di fare pressione sui rettori, sulla CRUI, sul governo perché vengano modificate le leggi sul reclutamento. In pochi giorni hanno aderito all’Osservatorio (la cui nascita è stata annunciata, tra l’altro, con un articolo su Republica e un’intervista su Sky tg 24) decine e decine di accademici manca(n)ti, professori a contratto e simili, ma anche di ricercatori e di professori strutturati, tra i quali il rettore di Ferrara, prof. Giorgio Zauli. Oltre a spedire lettere ai rettori per segnalare bandi “profilati” contro le disposizioni di legge, nei giorni scorsi abbiamo spedito una circolare “preventiva” a tutti i rettori e i presidenti degli enti di ricerca chiedendo di adottare un paio di buone pratiche che servirebbero a normalizzare, almeno in parte, la situazione (la circolare è leggibile in allegato). MI auguro che se non tutti almeno qualcuno di voi voglia aderire (più siamo, più la nostra iniziativa sarà efficace). Per farlo basta scrivere in un email indirizzata a:Osservatorio Indipendente dei Concorsi Universitari <osservatorioconcorsi@gmail.com> : “Intendo aderire all’Osservatorio: Nome Cognome, ruolo accademico (se strutturati), settore o settori scientifici disciplinari “. Grazie per l’attenzione FIRMA” P.S. Oggi abbiamo avuto una mezza dozzina di adesioni riconducibili a iniziative di questo tipo. Buona notte

15/02/2018, MGR ai colleghi del Corso di laurea in lingue e letterature straniere moderne

Carissimi colleghi

ho il piacere di informarvi che il 20 gennaio u.s. si è costituito l’Osservatorio Indipendente Concorsi Universitari con l’obiettivo di vigilare sulla legalità dei concorsi, che da circa un decennio hanno un vincitore annunciato, e allo scopo di fare pressione sui rettori, sulla CRUI, sul governo perché vengano modificate le leggi sul reclutamento. In pochi giorni hanno aderito all’Osservatorio (la cui nascita è stata annunciata, tra l’altro, con un articolo su Republica e un’intervista su Sky tg 24) decine e decine di accademici manca(n)ti, professori a contratto e simili, ma anche di ricercatori e di professori strutturati, tra i quali il rettore di Ferrara, prof. Giorgio Zauli. Oltre a spedire lettere ai rettori per segnalare bandi “profilati” contro le disposizioni di legge, nei giorni scorsi abbiamo spedito una circolare “preventiva” a tutti i rettori e i presidenti degli enti di ricerca chiedendo di adottare un paio di buone pratiche che servirebbero a normalizzare, almeno in parte, la situazione (la circolare è leggibile in allegato). MI auguro che se non tutti almeno qualcuno di voi voglia aderire (più siamo, più la nostra iniziativa sarà efficace). Per farlo basta scrivere in un email indirizzata a:Osservatorio Indipendente dei Concorsi Universitari <osservatorioconcorsi@gmail.com> : “Intendo aderire all’Osservatorio: Nome Cognome, ruolo accademico (se strutturati), settore o settori scientifici disciplinari “. Grazie per l’attenzione e a tutti un saluto caro

Maria Gabriella

P.S.: do un mero supporto esterno all’iniziativa, perché 1) sono troppo vecchia e troppo male in arnese; 2) perché ritengo che solo un cambiamento radicale dei criteri per il reclutamento univ. aiuterebbe a fare ripartire la uni-Italia e tutto il paese e ho pubblicamente esposto in diverse sedi le mie convinzioni al riguardo

MGR ha contestualmente fornito spiegazioni all’Osservatorio circa la scelta di inviare la mail solo ai colleghi del Corso di laurea in Lingue:

Cari membri dell’osservatorio,

non ho potuto inviare la mail ai menbri del dipartim cui afferisco perché ivi tutti sanno — ma ben pochi lo apprezzano — che mi sono rifiutata di sottostare a ogni forma di clientelismo, potente anticamera della corruzione, e che per questo la mia carriera è stata bloccata. Ora sono vecchia, sono molto malata e sono molto stanca ma ciò non mi impedisce di dare ancora un piccolo contributo per il cambiamento delle regole. La mail l’ho inviata ai colleghi del Corso di laurea in Lingue, al quale afferisco per la didattica e con i quali tutti o quasi tutti ho rapporti davvero buoni e non pochi rapporti affettuosi, basati su stima reciproca . Fino a pochi anni fa me la son sentita di correre il rischio di sottostare alla emarginazione e anche a pratiche ritorsive; e vado molto orgogliosa di questa scelta. Ora però non posso rinunziare a un po’ di tranquillità “egoista”. Buona serata cari,

Maria Gabriella

Paolo Trovato
2 days ago

9 gennaio 2016: 20:30 Una buona notizia. I ricorrenti contro la mancata acquisizione dell’ASN in Storia medievale (perché qualcuno dei commissari non superava le mediane) hanno vinto il ricorso al Tar del Lazio: “Ne consegue che, visto anche l’art. 35, comma 1, lett. e), c.p.a.[…] , per il rinnovato esame dei ricorrenti in epigrafe il MIUR dovrà senza indugio provvedere alla nomina di una Commissione in rinnovata composizione che provveda al riesame di ciascuno di essi” Foscolo esortava gli italiani alle storie. O accademici manca(n)ti, vi esorto ai ricorsi (specie se in gruppo: così da dividere le spese) Buona notte

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Maria Gabriella Riccobono has written, only below on her blog and not in Paolo Trovato’s session, 01.39, wenesday the 3rd of 2018:
I don’t  think that Paolo  evaluates me as a “dissenziente unica e isolata”.  I’m sure that Paolo can’t find any defence for the cruelty I had to suffer.
Are the honest people in Italy “dissenzienti”? Are they a minority? Yes, that’s possible, I do think so.
Paolo has never become familiar with me; we have met only two times.  No person belonging to the same Department (pre-legge Gelmini) in which I was on duty can be considered truthful in speaking about me. I’m sure that Paolo perfectly understands that.
Why my colleagues have’nt helped me? The answer is very simple: they  feared to seem anti-establishment, anti-big/majority. They feared to loose the chance to obtain a position for  their own candidates, their “protected”. That’s the truth, unfortunately.
2 gennaio: 22:40 Siamo 507, ma, adesso che ci siamo (ri)messi a far volare un po’ di stracci, le views si sono impennate (11.055, almeno 200 nelle ultime 24 ore). Io insisto sul fatto che, una volta resi pubblici i suoi furti di marmellata e ridicolizzato, anche il direttore di dipartimento più spaventoso è completamente disarmato e impotente. Certo se il dissenziente è unico e isolato, i costi sociali e psicologici possono essere comunque molto alti. Per ora buona notte. A domani

Marco Federici
38 mins ago

Ma io invece mi impressiono ancora, e fortunatamente trovo la voglia di schifarmi di certi episodi vergognosi sia in accademia sia in generale nel mondo del lavoro (come ricordava anche il prof. Trovato). Se non mi schifassi non reagirei. Per quanto vale, io non “me ne fotto” ma “mi interesso”, o almeno ci provo (e scusate se cito Caparezza). Andare all’estero? Sì, forse è la soluzione migliore anche per poter lanciare delle belle bordate al sistema che stiamo criticando, forse con meno paura di ritorsioni o vendette che, inutile negarlo, ci possono essere a tutti i livelli. Tuttavia, proprio a seguito di minacce di ritorsione è nata Trasparenza e merito, l’associazione di cui già ho parlato. In questa session si è parlato di pubblicizzare i verbali dei concorsi attraverso l’osservatorio (o altro) ma anche di esempi già esistenti di denuncia: credo che si debba fare rete il più possibile, in forma anche anonima se si vuole, purché si partecipi. Tanto ciò che conta non è chi fa parte di cosa, ma quello che viene alla luce.

2 GENNAIO 2018

 I do apologize but I can report only the  interventions concerning the question posed by Paolo Trovato that you read just below

 

Paolo Trovato
2 hrs ago

Stiamo toccando aspetti fin qui rimasti in ombra. La paura di ritorsioni non riguarda solo i manca(n)ti, ma almeno in certe situazioni anche gli strutturati. Nella mia esperienza ho conosciuto, sia per udita sia direttamente, presidi e direttori di dipartimento (di entrambi i sessi) leggeri e civilissimi e presidi e direttori infantili e autoritari e vendicativi. Qualcuno ha qualcosa da aggiungere sull’argomento che è molto interessante?

Giacomo Mancuso
1 hr ago

Sì. Concorso per un posto di associato: l’ordinario interno prossimo alla pensione è costretto a far passare la capra interna, scientificamente insignificante; in caso contrario ti blocchiamo il posto di ricercatore per il tuo (eccellente) allievo. Dovrebbesi chiamare “ricatto” o no?

Giulia Raboni
1 hr ago

[…]

Paolo Trovato
2 hrs ago

[…]

Maria Gabriella Riccobono
< 1 min ago

Caro Paolo, due anni dopo i primi sintomi la mia malattia si rivelò proprio pesante, lo sai. Chiesi allora di essere trasferita dallo studio in cui stavo, in un piano privo di gabinetto (avete un’idea delle reazioni gastrointestinali ai chemioterapici e alle dosi ultramassicce di antinfiammatori?) studio per accedere al quale dovevo salire (e uscendo scendere) alcuni scalini, essendo il mio equilibrio decisamente precario e avendomi i medici vivissimamente sconsigliato di salire e scendere scale; chiesi cortesemente di essere trasferita a un piano fornito di gabinetto e al quale si accedesse in maniera diretta, o piano terra o piano ad “arrivo con ascensore”. La Direzione del Dip mi negò la cosa molto fermamente (per la maggioranza dei colleghi pre-legge Gelmini io simulavo). Caspita, dare a una non protetta e nemmeno laureata in quel Dip un posto di quelli che si danno agli ordinari!!! Mio figlio era laureato, era avviato bene in una professione in cui i miei “capi-vincitori di concorsi precostituiti e nei quali in ogni caso era in commissione il loro boss” non potevano interferire. Dunque non temevo più ritorsioni su di lui. Avevo già il verbalino di invalidità. Mandai la diffida all’ancora esistente Fac, assistita da un avvocato, ovviamente dopo avere espletato tutta la cretinissima procedura burocratica (medico competente ecc: ma c’era già scritto sul verbalino di invalidità che potevo lavorare e che mi si dovevano dare condizioni idonee facilissime da dare!!!). Dopo qualche tempo il rettore fu scosso dal suo torpore e intimò al nuovo direttore (con il quale ero sempre stata e sono in rapporti cordialissimi, estraneo al Dip pre-Gelmini) di trovare una soluzione idonea. Era a tutti evidente che sarei arrivata davanti al giudice del lavoro e avrei vinto la causa. Che essere malvagio, schifoso, abietto è la Riccobono!! Il neodirettore dovette (e seppe) destreggiarsi tra difficoltà inenarrabili. I carissimi, davvero umani, gentili e con me premurosi docenti di glottologia e orientalistica mi accolsero nello studio prestigioso un tempo occupato da un linguista insigne. Insomma, sono stata sfrattata dalla mia sezione di filologia moderna ma il caso – con soli 8-9 mesi di mia attesa – è stato risolto. No, se mio figlio non fosse stato avviato alla professione e se mia madre fosse stata ancora viva (era sempre stata terrorizzata dalle possibili ritorsioni contro di me per la mia indipendenza intellettuale e morale) non avrei fatto nulla. Avrei subito. Avrei ricevuto gli studenti nel cortilone. Paolo, ti sei chiesto come mai gli accademici non hanno preso molto sul serio la presente session: con onestà ti dicono che a loro la univ it va benissimo com’è! La storia di me sofferentissima e disabile vi ha impressionato? Ma dove vivete ? in ogni caso la racconterò in dettaglio sul blog iMncubiefiabe.altervista.org appena avrò finito il libro che sto scrivendo. Ragazzi desiderosi di carriera univ, smettetela di piagnucolare, andate all’estero portandovi la famiglia se l’avete. Fate cioè come i migliori autentici! Il tempo e il modo di rientrare, se proprio vi mancherà il mare nostrum lo troverete: uno dei maestri di Francesco Bruni, Rocco non so più come, dopo essere stato per anni ordinario negli USA e molto stimato da Singleton tornò in It per fare l’incaricato o l’associato.

Cristiana Caserta
1 hr ago

[…]

Maria Gabriella Riccobono
1 hr ago

Chiedo scusa, un chiarimento necessario a quel che ho raccontato sopra per far contento Paolo: “ma il caso – con soli 8-9 mesi di mia attesa – è stato risolto” è da intendersi 8-9 mesi dopo l’invio della diffida. Era passato oltre un anno dal momento in cui avevo chiesto cortesemente (e poi non più del tutto cortesemente) alla direzione di cambiarmi posto.

Cristiana Caserta 17 dicembre 2017
5 days ago

certo, è giusto concentrarsi sulle regole del gioco. Ma il reclutamento avviene al termine di un lungo processo …quando ormai il danno è fatto, il curriculum è creato, gli altri sono stati scoraggiati/screditati/distrutti psicologicamente/isolati. A quel punto il cooptato ha (quasi ) tutte le carte in regola. Finché non si producano queste condizioni è ben difficile che venga bandito il concorso. Le schifezze avvengono prima, oltre che durante e dopo il concorso.

Maria Gabriella Riccobono 17 dicembre 2017
5 days ago

Carissima, in effetti a parer mio a nulla servono sentinelle che veglino per abbaiare e mordere studiosi che vengono cooptati nel Dip in cui sta il loro Protettore dopo che hanno alle spalle anni di percorso. Ci sono altri “stranieri”con più anni di percorso i quali vengono esclusi per fare entrare il protetto? Brutto, orribile, illegale, esito di adesione alla corruzione, ma inevitabile fino a quando non viene ratificata per legge la mobilità dei giovani che si formano e che accedono al ruolo nella carriera, insieme all’esclusione dei Protettori . Per favore, rileggiti quel che ho scritto circa le regole due gg or sono, prima di incollare per P.T. la lettera del SECS. Oggi i docenti formatori somigliano tutti a dei magnaccia, anzi peggio, perché per far passare il loro protetti usano il pubblico denaro. Dunque rubano. Le regole si cambiano solo impedendo ab origine che il reclutamento venga gestito da Protettori. Ma a quel che capisco nessuno in questo Paese vuole veramente che le cose cambino, ogni ordinario dirà che i suoi allievi debbono star lontani dal suo Dip due o tre anni max, altrimenti che allievi suoi sono? Oggi anche nel campo della fisica e della chimica è facilissimo collaborare strettamente con colleghi e giovani che stanno in altre università. Se, poniamo, Elena Cattaneo ha assoluto bisogno di avere nel proprio Dip per una ricerca finanziata con ERC (lei li prende sempre) due ricercatori RTD si dia ai due il comando nel Dip della Cattaneo per 3 anni o quanti ne sono neccessari alla ricerca; poi li si rimandi a terminare il periodo di lontananza dal Dip della Cattaneo. E’ ovvio che nessun umanista ha bisogno di avere i propri allievi (intendo laureatisi con lui ed eventualmente addottoratisi con lui nel proprio Dip); può benissimo lavorare con loro o loro con lui a distanza. Dunque è solo volontà gattopardesca di non far cambiare nulla quella di ignorare che le regole cominciano a partire dal dottorato. Portami critiche fondate alle regole che suggerisco (le trovi anche su Imncubiefiabe.altervista.org). Le regole ovviamnte devono prevedere abitazioni per dottorandi e postdottorandi, e per RTD, ovvio, come nei Paesi civili. Buona serata

Cristiana Caserta  17 dicembre 2017
5 days ago

Sono molto d’accordo. Non porto nessuna critica alle regole che proponi, e che avevo letto, semmai vedo lo stesso ostacolo alla loro adozione che vedi anche tu: la volontà diffusa (fuori dalla cerchia di questo post) di non cambiare le cose…ecco perché un post prima fantasticavo sul moltiplicare i centri di ricerca in modo da togliere all’Accademia il monopolio…

Maria Gabriella Riccobono   17 dicembre 2017
5 days ago

Sono contenta. Vox clamantis in deserto che speriamo si moltiplichino nell’interesse delle nuove generazioni e del Paese tutto. La crescita del numero dei centri di ricerca e la loro alterità rispetto all’accademia sarebbe quasi una conseguenza naturale delle nuove regole. Credo che andrebbe promossa nel quadro della europeizzazione della ricerca (centri nei quali, in ogni Paese UE, possono anzi devono lavorare ricercatori provenienti da tutta l’Unione: era stato il primo, in assoluto, concreto sogno dei padri fondatori della Confederazione Europea). Grazie per avermi dato risposta.

Paolo Trovato 16 dicembre 2017
6 days ago

Cristiana C. ha ragione: “Non è affatto detto che l’Accademia debba detenere il monopolio” della ricerca. Ma ricordo che subito dopo la laurea ho insegnato un anno alle magistrali: grande esperienza, ma ricerca pochissima. Su base individuale si può fare qualsiasi cosa, ma trovo più produttivo concentrarmi sulle regole normali del gioco, cioè le modalità del reclutamento degli aspiranti ricercatori di professione, oggi più balorde che mai

15 dicembre. Ancora alla session Concorsi drafts aperta da Paolo T.

Caro dottor Federici, non dubiti davvero di se stesso: ha avuto i riconoscimenti che contano. In coscienza, non è pensabile in Italia nelle umanistiche e in molte tra le scientifiche di farcela senza il PROTETTORE o i PROTETTORI (I PROTETTORI vengono chiamati lobbies, perché da noi non c’è né cultura politica né cultura economica). Se proprio vuole restare in Italia provi sempre, tuttavia. Il proverbio la speranza è l’ultima a morire va corretto in la speranza è che il protetto (oh sciagura!) muoia poco prima della valutazione. In alcuni casi è successo e così inopinatamente ha vinto l’outsider messo meglio. Quanto ai numerosi casi, sì è in ottima compagnia da molto e molto tempo. Il maggiore interprete novecentesco (in senso assoluto) di Hegel, Enrico De’ Negri non vinse il concorso a cattedra in Italia ed emigrò negli USA. Era stato assistente di Auerbach, credo in Germania, dove conobbe la moglie Signora Lilo. Prima di morire Piovani (allora il n. 1 della corporazione italiana dei filosofi) volle rimediare alla iniquità. De’ Negri tornò vecchio, lo ricordo gran signore alla Gino Capponi e almeno morì a Pisa. In anni molto più recenti il più bravo in assoluto degli allievi milanesi del prof. Emilio Bigi, Hermann Grosser, autore insieme a Salvatore Guglielmino di una eccellente Storia letteraria con antologia dei testi per le scuole superiori (Milano, Principato), adottata in tutti i migliori dipartimenti di romanistica del pianeta, venne “espunto” dalla univ. Guardi, quella storia letter era talmente ben fatta che Grosser probabilmente, quando fu espunto, era l’italianista più noto al mondo, certo assai più del maestro ma anche degli astri di oggi appena più anziani, la prof.ssa Bolzoni, il prof. Battistini, il prof. Santagata ecc.ecc. Auguri, ma se appena ha la possibilità di andarsene se ne vada. Mio padre rimpianse sempre, tantissimo, gli USA

Marco Federici
1 day ago

Posso vantare anche questa esperienza: per presentarsi a un concorso in cui si bandivano borse di studio su presentazione di un progetto di ricerca, la domanda doveva essere accompagnata da una lettera di accettazione del direttore del dipartimento dell’ateneo proponente. Pensate che, dopo averla chiesta, me l’abbiano scritta? Sarà un caso, ma mi sarei presentato con il Seal of Excellence della comunità europea, che serve proprio a raccomandare, su bandi nazionali, il finanziamento di progetti cche, per limiti di budget, non hanno potuto ricevere la sovvenzione richiesta in quella sede

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Maria Gabriella Riccobono
20 hrs ago

Carissimo, sapevo da anni e anni che il premio Nobel Carlo Rubbia andò via dall’Italia (a Harvard) perché era stato bocciato immeritatamente a un concorso. Sapevo altresì che non gli era riuscito, neppure dopo aver vinto il Nobel di rientarre in Italia con le vie accademiche ovvie e normali nei Paesi civili. Un tizio che scrive su ROARS (direi 4 ottobre 2017) ha negato recisamente che a Rubbia fosse stato negato il ritorno per vie accademiche: tale credenza era una bufala! secondo lui (secondo il ROARS) Rubbia era stato chiamato per chiara fama in Italia e accolto dalla univ di Pavia e questo vuole dire che il sistema universitario non aveva compiuto ingiustizie nei suoi confronti. Forse si diventa o matti o grulli a furia di star tanto dentro la univ it: il ministero ha dovuto sanare con l’unico mezzo direttamente in suo possesso (la chiamata per chiara fama) una situazione che avrebbe vieppiù screditato l’Italia e avrebbe reso pubblico in tutto il mondo il livello della corruzione statale in generale e universitaria in particolare. E questo secondo il tizio ROARS prova che Rubbia è stato accolto da par suo chez nous. Mah! Io sono stata bocciata da un Rino Caputo e da un Vitelli di Bari, suppongo del giro di Vacca (c’era da quelle parti anche una Anna Clara Bova); scientificamente parlando trattasi di cognomi parlanti; circa il Caputo leggere per credere. Forse quest’anno farò il corso sulla corruzione e sul clientelismo come ce li tramanda la letteratura. Il prof. Nando Dalla Chiesa è stato così buono da inviarmi il suo (suo e dei suoi allievi) splendido testo per il teatro: “e io dico no! Ogni notte ha un’alba” Certo per un corso su clientelismo e corruzione occorrerebbe davvero partire dall’istituto romano dei clientes che poi si “incrocia” con la corruzione di quelli che dal quattordicesimo si fanno preti (con concubine e figli) per ricevere benefici (moneta sonante) ecclesiastici senza dover lavorare duramente per mantenersi. Mafia e ‘ndrangeta sfruttano il clientelismo e la corruzione, li promuovono nella società, e li usano pur disprezzando i vermi; ma esse al proprio interno non hanno a che fare con questo a loro utile verminaio: esse sono istituzioni meritocratiche, e hanno dentro persone crudelissime ma molto coraggiose.  Solo un insipiente può definire mafiosa la via italiana al reclutamento universitario.

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Marco Federici
8 hrs ago

Gentile prof.ssa, Immagino che i casi come quello di Rubbia siano molti, anche se meno eclatanti. La ringrazio per l’esempio in risposta al mio post precedente. Sa cosa succede però? A volte non capisco dove sia la verità, per quanto mi riguarda. Mi spiego: a causa della enorme cooptazione e corruzione, i continui pareri negativi di commissioni di valutazione (contro i positivi di anonimi revisori super partes) rischiano di rovinare a tal punto la reputazione scientifica di qualcuno da indurlo a dubitare, e non solo lui, della propria caratura scientifica. Chissà se successe anche a Rubbia, ovviamente prima del Nobel…

MGR a P T, 15 dicembre 2017, ore 2035Paolo carissimo,

era nata un’associazione anni or sono che riuscì a fare  qualcosa in diversi casi di concorsi locali “scandalo. Incollo in calce a questo mio intervento una loro chiarissima mail programmatica. Ho firmato tutte le petizioni che mi mandarono perché era evidentissimo che avevano ragione. In alcuni casi furono i rettori dei singoli atenei con vincitore locale molto inferiore ai candidati esterni a far dichiarare nullo, per vizio evidente il concorso. Ciò suscitò il ritiro di alcuni giovani additati alla ignominia, che evidentemente credevano nello “ius soli” universitario senza capire che è già corruzione. Carissimo, l’uomo è imperfetto, non è possibile trasformare dei costumi viziosi in costumi virtuosi se non si cambiano radicalmente le regole. Occorre far sì che ognuno di noi vizioso sia messo nella impossibilità CONCRETA di esercitare il vizio. Quando la pratica della virtù grazie alle regole sarà diventata costume di massa allora vedremo che la gente, in casi nei quali potrebbe comportarsi in modo vizioso si asterrà e si comporterà in modo virtuoso. Per la terza volta la rompiscatole che sono incolla qui sotto le concretissime misure che possono restituire dignità alla professione di studiosi e che al contempo non penalizzano nessuno (tolgono potere vizioso agli ordinari, questo sì, ma solo una parte del potere: avranno un grande potere virtuoso, di contro.

In sintesi esistono solo queste regole chiare, che devono diventare legge, e che consentiranno alle università italiane sia di recuperare il credito franato negli ultimi 40 anni sia di formare studiosi eccellenti:

1.- – Le scuole di dottorato devono consorziare almeno 3 atenei che NON appartengano alla medesima regione.

2.- Nessuno che sia giudice dei candidati che aspirano al dottorato deve appartenere alle università consorziate

3.- Il dottorando potrà scegliere il suo tutor all’interno delle università consorziate

4.- Il giovane aspirante alla carriera universitaria si presenterà a un concorso locale per diventare ricercatore a tempo determinato, ma non potrà fare domanda in nessuna delle tre sedi consorziate in cui ha conseguito il titolo di dottore di ricerca.

5.- Concluso il periodo come ricercatore a tempo determinato, se la produzione scientifica del candidato sarà valutata positivamente da 3 esperti che non appartengano a nessuna delle università in cui lo studioso si è formato, egli consegue l’abilitazione all’insegnamente universitario.

6.- Il candidato in possesso di abilitazione potrà presentarsi a un concorso locale come professore associato di ruolo, e successivamente a un concorso locale come professore ordinario di ruolo (chiunque potrà fare domanda come ordinario anche se non è mai stato associato, ovviamente), purché questi concorsi NON siano stati banditi dalla università in cui si è laureato né da quella in cui si è addottorato e neppure da quella in cui ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento. Inoltre tra i membri della commissione giudicatrice NON si debbono trovarsi né il docente che ha seguito il candidato nella preparazione della tesi di laurea, né quello che lo ha seguito nella preparazione della tesi di dottorato né il docente con cui più strettamente abbia collaborato durante il periodo da ricercatore a tempo determinato.

7.- Il candidato non può essere richiamato né dalla università in cui si è laureato né da quella in cui si è addottorato (qualora la seconda sia diversa dalla prima) e neppure da quella in cui ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento universitario se non dopo che siano trascorsi almeno 7 anni di lontananza da esse qualora il docente con cui si è laureato e/o con cui si è addottorato o con cui ha collaborato durante il periodo come rtd sia(no) ancora in servizio in esse; oppure dopo 5 anni di lontananza da quella nel caso in cui i docenti di riferimento sopra indicati siano stati collocati a riposo.

Ed ecco la mail di SOCCORSO-CONCORSO:

Oggetto: Per il merito nei concorsi universitari: SOCCORSO CONCORSO

A: Riccobono

Data: 30-10-12 10:10

Da: Soccorso Concorso

Gentile Prof. Riccobono,

Siamo un gruppo di ricercatori intenzionati a contrastare i casi di concorsi universitari in cui il candidato interno vicino a un membro della commissione vince anche quando è di gran lunga il meno qualificato. Abbiamo organizzato un fundraising a sostegno delle spese legali per un ricorso al TAR contro l’esito di un concorso da ricercatore in Entomologia generale ed applicata che riteniamo emblematico della scarsa trasparenza delle procedure di reclutamento, uno dei problemi più seri dell’Università italiana.

Il link per leggere il testo dell’appello e donare si trova qui: www.soccorsoconcorso.org. Se condivide le nostre ragioni, la preghiamo di contribuire alla diffusione dell’appello inoltrando questa email.

La valutazione comparativa in oggetto, tenutasi presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Milano nel 2010, si è ripetuta tre volte, in seguito all’annullamento della prima procedura e alla sospensione della seconda procedura ad opera del Tar Lombardia, sollecitato dal ricorso della candidata Ilaria Negri.

Ciò nonostante, tutte e tre le volte il concorso è stato vinto dall’unica candidata priva di pubblicazioni su riviste scientifiche di rilevanza internazionale. Tale candidata risulta essere allieva e collaboratrice del Presidente della Commissione giudicatrice. I suoi unici articoli che la commissione giudicatrice ha reputato avere “rilevanza internazionale” sono pubblicati sul “Bollettino di Zoologia Agraria e Bachicoltura”, rivista edita dal Dipartimento di afferenza della candidata vincitrice e diretta dal presidente della Commissione giudicatrice (peraltro Direttore di tale Dipartimento). Circa la metà di tali articoli sono coautorati proprio con il Presidente della Commissione. Una comparazione analitica tra le pubblicazioni della candidata vincitrice e dei candidati soccombenti è disponibile qui: http://soccorsoconcorso.org/tabellanegri.pdf

Al momento del concorso, la ricorrente Ilaria Negri aveva invece già dimostrato di svolgere attività di ricerca ad alto livello, pubblicando i suoi lavori su riviste di grande prestigio internazionale come, per esempio, i Proceedings of the Royal Society of London e i Proceedings of the National Academy of Science.

Anche la qualità e l’originalità del lavoro degli altri candidati penalizzati dalla valutazione era comprovata dalla pubblicazione su riviste internazionali con consolidata reputazione presso la comunità scientifica quali, per esempio, BMC Evolutionary Biology, Journal of Insect Physiology,  Forensic Science International, Biological Control, Environmental Entomology, Analytical and Bioanalytical Chemistry, Journal of Chemical Ecology, Biochimica et Biophysica Acta, Arthropod Structure & Development, Molecular Biology and Evolution (La tabella comparativa delle pubblicazioni dei candidati al momento del concorso è disponibile qui: http://soccorsoconcorso.org/tabellanegri.pdf)

Il divario nella qualità della produzione scientifica delle due candidate si è poi ampliato con il passare del tempo, come viene mostrato nel dettaglio qui: http://bit.ly/petizione-negri e nella suddetta tabella comparativa.

Nel settembre scorso Ilaria Negri ha presentato ricorso al Tar per la terza volta. Il fundraising è stato quindi organizzato per aiutarla a sostenere le spese legali.

La storia di Ilaria Negri appartiene a tutti coloro che vogliono un’università diversa, dove i concorsi si vincono per merito, seguendo standard di qualità scientifica riconosciuti internazionalmente. Ovunque nel mondo, nel settore di Ilaria la qualità della ricerca si misura attraverso l’uso di parametri bibliometrici che indicano la rilevanza delle riviste scientifiche su cui vengono pubblicati gli articoli e la risonanza che gli articoli stessi hanno nella comunità scientifica internazionale.

Non vogliamo lasciare Ilaria sola perché la sua battaglia è la nostra comune battaglia: il merito scientifico deve essere sempre l’elemento preminente e discriminante per la valutazione dei candidati che intendono accedere alla carriera accademica.

Hanno parlato di questo caso, tra gli altri Report (http://bit.ly/negri-report) La Stampa (http://bit.ly/negri-lastampa), MicroMega (http://bit.ly/ilarianegri), IlFatto Quotidiano (http://bit.ly/negri-ilfatto) e Linkiesta (http://bit.ly/negri-linkiesta), il cui direttore Jacopo Tondelli ha accettato di fare da garante per il corretto uso dei fondi.

La donazione può essere effettuata tramite carta di credito e PayPal. Tutti i fondi verranno integralmente trasferiti alla ricorrente, assistita dall’avv. Cristina Fugazza del Foro di Milano.

Se le spese legali dovessero essere inferiori alla raccolta, verrà trasferito ai ricorrenti solo l’ammontare effettivamente speso. Per l’utilizzo della parte rimanente, chiediamo ai donatori di scegliere tra una donazione alla FONDAZIONE A.R.M.R. – Aiuti per la Ricerca sulle Malattie Rare oppure per la costituzione di un fondo che serva a finanziare altri ricorsi di candidati ingiustamente esclusi nonostante la loro superiorità scientifica rispetto al vincitore sia incontestabile.

Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.

SECS-Team – www.soccorsoconcorso.org

Per inviarle questa comunicazione abbiamo utilizzato l’indirizzo email istituzionale pubblicato nel sito web del suo ateneo. Qualora non voglia ricevere altri messaggi può inviare una semplice email di “reply” con oggetto “unsubscribe”.

Paolo Trovato, 15 dicembre: 19:50

Grazie a tutti/-e. Mi scuso per la latitanza di ieri, ma sono rientrato molto tardi da un impegno di lavoro a Napoli. Siamo 505 e le views sono 9.485. Noto con dispiacere che nessuno ha voglia di farsi carico di incanalare l’indignazione e gli sfoghi verso la costituzione di un gruppo (osservatorio, associazione ecc. per la legalità dei concorsi, che, se facesse partire qualche esposto, potrebbe essere un efficace deterrente e toglierebbe i singoli dalla scomoda posizione di Davide contro Golia: ma senza fionda). Ma me ne farò una ragione.

Beatrice Saletti 14 dicembre 2017
1 day ago

A me, qualche mese fa, si sono rifiutati di scrivere lettere perché era stato espressamente fatto un veto in tal senso dagli organizzatori del concorso. E per lo stesso concorso qualcuno ha scritto più di una lettera di raccomandazione, per candidati diversi: siamo in italia, questo e altro!

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Mi pare giusto, per trasparenza, riferire altri stralci della discussione svoltasi nella session, ai quali ho partecipato

MARCO FEDERICI, 13 dicembre 2017

Una volta, anni fa, ho partecipato a un concorso in Spagna: si chiedevano 3 lettere di referenza e si valutava anche l’università che aveva rilasciato il titolo di dottore, secondo un criterio di maggiore o minore prestigio. Dico solo che ha vinto un dott. dell’università di Lubiana, che con tutto il rispetto non credo sia più prestigiosa de La Sapienza. E vi assicuro che le mie lettere di referenza erano firmate da ispanisti di riconosciuto prestigio. Questo solo per dire che forse tutto il mondo è paese, e che quindi proporre di regolamentare il tutto con criteri oggettivi sarebbe auspicabile in qualsiasi sistema che preveda di premiare il valore dei candidati dando il giusto peso a titoli e pubblicazioni. Che poi le chiamate dirette servirebbero a eliminare l’ipocrisia di questi concorsi pubblici è altro discorso, secondo me. Ipocrisia che, per quanto mi riguarda, è imputabile ai cooptatori e ai cooptato.

Alberto Aldrovandi 13 dicembre 2017
Erano pubbliche queste lettere? Perché quando è così chi è davvero interessato a una carriera si fa due conti. Uno dice, se voglio lavorare sull’emorroidectomia longobarda devo farmi notare, e magari o anzi probabilmente lavorare gratis per tizio e caio. Invece, sull’emorroidectomia bizantina lascio perdere perché quello è il feudo di lui lì/lei lì, che accoglie solo amici e parenti, e magari quel corso va deserto. E nel tempo tale corso/università diventa puramente tribale, ignorato dal resto del sistema: ci sono università dette letteralmente “tribali” in alcuni paesi arabi in cui sono stato, e a livello internazionale nessuno le prende davvero sul serio. Forse ci sono strutture italiane che meriterebbero di fare la stessa fine.

Marco Federici 13 dicembre 2017
Grazie a lei, anche per l’eventuale firma. Le lettere di cui sopra non erano pubbliche, come non sono stati pubblicati i curricula del candidati.

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Commento 06/12/17 e successive polemiche nella session aperta su academia.edu da Paolo Trovato

Il fatto di avere immesso l’innocuo commento che si legge sotto nella session sui concorsi truccati ha scatenato una polemica basata su una commedia degli equivoci tra una filologa a nome Lucia Lazzerini e me. La riporto in calce al commento innocuo.

MGR 6 dicembre 2017 a P T

Complimenti vivissimi a Massimo Piermattei e a te per “Smetto quando voglio”. Un bel colpo assestato alla corruzione. Per inciso, l’attacco del libro proviene da un romanzo di Walter Siti (che non ho letto; non mi piace il porno per il porno) relatore casuale della mia tesi di laurea a Pisa. Ora che alla già pesante artrite reumatoide si è aggiunta la fibromialgia (la malattia del dolore; niente cure) mi piace rivedere le parecchie storielle di vita dei non protetti nell’università, e dei non protetti ai concorsi universitari; storielle buttate giù da me e soprattutto da colleghi amici fino a 10 anni or sono osservando i fatti da “dentro” l’università. Gli amici mi hanno autorizzato a metterle in un blog (https://imncubiefiabe.altervista.org/) e mi hanno affidato la revisione stilistica. Ci lavorerò saltuariamente; ho ancora parecchio lavoro di ricerca da smaltire. Essendo una inguaribile storicista ritengo che occorra sforzarsi di comprendere come mai la ’ndrangheta e cosa nostra vollero, durante l’era Berlusconi, a partire dal ministero Moratti (i due di certo non hanno mai saputo nulla, proprio nulla, di queste organizzazioni criminali), fare promulgare leggi per cui era ovvio e necessario che i concorsi universitari venissero truccati. Di più: in alcune materie, loschi elementi (accademici), territorialmente al confine tra cosa nostra e ’ndrangheta, presero a gestire direttamente il reclutamento, con il consenso giulivo e rapace di una immane quantità di baronuccoli affamati di posti per i loro “clienti” (meraviglioso eufemismo!). Questi, oggi tra i 40 e i 65 anni in genere, sono gli attuali detentori del poteruccolo. Perdonami la incapacità di stendere veli pietosi carissimo Paolo: chi potrà restituire agli Italiani il senso morale estirpato anche, e tanto, da quei fatti? Resto liberal-libertarian, sia chiaro. Chi non ha cultura politica punti sul senso di responsabilità individuale; chi crede che l’uomo sia costitutivamente imperfetto cerchi regole atte a far sì che non sia facile aggirare la trasparenza, truccare …

Lucia Lazzerini (replica)

Se credi che tutto il male stia da una parte si vede che non hai capito proprio nulla… ma dobbiamo ancora sentire questi discorsi ridicoli ? Si rimane stecchiti di fronte all’ingenuità e all’incapacità di ragionamento autonomo di gente che dovrebbe illuminare i giovani ed è solo capace d’imbottirli dei più stupidi luoghi comuni. Berlusconi e la Moratti: certo, i cattivoni, l’impero del male, la Spectre! Grande scoperta. Nominiamo subito la R. capo della Polizia, anzi della Pulizia. Estirpati loro, i malvagi, ecco estirpati d’incanto la ‘ndrangheta, la mafia, il contrabbando di sigarette e l’università corrotta. Io l’ho constatato de visu. Infatti, uscita la Moratti col governo di centrodestra, arrivò Mussi (un galantuomo che non sapeva nulla, su questo metto la mano sul fuoco), ma le mie funzionarie di riferimento al MIUR tremavano come foglie, più di prima. Credi che le mafie non avessero più referenti nella nuova gestione? Ma dove vivi, nel paese dei balocchi? E il tizio (dalla sottoscritta messo alle strette per un affaraccio di università abusive) oggi inquisito per associazione mafiosa da chi disse alla Commissione (dalla sottoscritta presieduta) di aver preso un sacco di quattrini? Dal Berlusca? Macché. Il suo ‘benefattore’ era un noto politico democratico, ma guarda un po’, eh? Se ti vuoi un po’ istruire, in privato ti dico anche il nome…

MGR 7 dic 2017

Gentilissima, non ti conosco e non credo affatto che tutto il male stia da una parte, prova ne sia che chi da anni governa nulla ha fatto per migliorare la situazione. Ora reincollo la lettera mandata anni or sono a membri del governo e allo stesso Monti in cui suggerivo proposte atte a dare rimedio cambiando le regole.

In sintesi esistono solo queste regole chiare, che devono diventare legge, e che consentiranno alle università italiane sia di recuperare il credito franato negli ultimi 40 anni sia di formare studiosi eccellenti:

1.- – Le scuole di dottorato devono consorziare almeno 3 atenei che NON appartengano alla medesima regione.

2.- Nessuno che sia giudice dei candidati che aspirano al dottorato deve appartenere alle università consorziate

3.- Il dottorando potrà scegliere il suo tutor all’interno delle università consorziate

4.- Il giovane aspirante alla carriera universitaria si presenterà a un concorso locale per diventare ricercatore a tempo determinato, ma non potrà fare domanda in nessuna delle tre sedi consorziate in cui ha conseguito il titolo di dottore di ricerca.

5.- Concluso il periodo come ricercatore a tempo determinato, se la produzione scientifica del candidato sarà valutata positivamente da 3 esperti che non appartengano a nessuna delle università in cui lo studioso si è formato, egli consegue l’abilitazione all’insegnamente universitario.

6.- Il candidato in possesso di abilitazione potrà presentarsi a un concorso locale come professore associato di ruolo, e successivamente a un concorso locale come professore ordinario di ruolo (chiunque potrà fare domanda come ordinario anche se non è mai stato associato, ovviamente), purché questi concorsi NON siano stati banditi dalla università in cui si è laureato né da quella in cui si è addottorato e neppure da quella in cui ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento. Inoltre tra i membri della commissione giudicatrice NON si debbono trovarsi né il docente che ha seguito il candidato nella preparazione della tesi di laurea, né quello che lo ha seguito nella preparazione della tesi di dottorato né il docente con cui più strettamente abbia collaborato durante il periodo da ricercatore a tempo determinato.

6.- Il candidato non può essere richiamato né dalla università in cui si è laureato né da quella in cui si è addottorato (qualora la seconda sia diversa dalla prima) e neppure da quella in cui ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento universitario se non dopo che siano trascorsi almeno 7 anni di lontananza da esse qualora il docente con cui si è laureato e/o con cui si è addottorato o con cui ha collaborato durante il periodo come rtd sia(no) ancora in servizio in esse; oppure dopo 5 anni di lontananza da quella nel caso in cui i docenti di riferimento sopra indicati siano stati collocati a riposo.

Nell’intervento di ieri ho solo scelto le date a partire dalle quali la corruzione è divenuta obbligatoria per legge; ritengo che anche partiti del centro sinistra avrebbero potuto promulgare leggi come quella della Moratti. Avevo chiaramente scritto che mi sforzavo di fare un po’ di storicismo. Il primo che scriverà che con la mia proposta non si formano i propri allievi dimostrerà di essere uno che ha bisogno del passaporto per uscire dal suo paesello. Io non intendo più dialogare con chi non abbia lavorato all’estero, in Paesi civili, per almeno tre o quattro anni. Neppure intendo più dialogare con chi non abbia una visione politica fondata non sul quacquaracquà ma sulla riflessione intorno al pensiero politico maggiore e sulla osservazione dei sistemi politici tra Ottocento e terzo millennio. Con la mia proposta si rende difficilissimo truccare il reclutamento e le progressioni di carriera e buttar fuori i migliori. Certo occorre sprovincializzarsi, essere disposti ad allontanarsi dalla mamma, esser disposti a viaggiare, alla bisogna. Vedo che tu, cultura politica zero assoluto. Tu banalità partiticheggianti e basta. La situazione del reclutamento univ in It era già pessima quando la Moratti divenne ministra. Quando annunciai a mia madre (2 lauree, fisica e chimica, figlia di un rettore molto amico di Giovanni Gentile) che mi avevano proposto di cominciare a lavorare in univ (Pisa) cercò di dissuadermi in ogni modo. Non essendoci riuscita alla fine mi disse: “diventerai una gran puttana”. Credevo che non conoscesse quella parole. Tu cara Quacquaracquà, c’eri p.e. quando un baronastro romano, a un concorso naz di letter it primi anni ’80, per “portare” la sua amante su letter contemp fece ordinari su lett it una bella quantità di persone mediocri e non poche persone-scandalo? La materia non si è mai ripresa da quella botta, perché i posti erano tantissimi. Basta!!

Lucia Lazzerini (replica)

Naturalmente le contumelie di quella fantasiosa (e, ahimè, frustrata in carriera) signora non mi toccano. Non mi conosce? Problema SOLO suo. Mi scuso per la lunghezza della replica ma non posso far circolare su di me falsità e calunnie ampiamente meritevoli di querela. Non querelo solo perché credo che la responsabilità sarebbe, alla fine, di Paolo in quanto gestore del blog. Ora giudicate voi: Ricevuti a suo tempo avvertimenti di provenienza chiara. Non fu necessaria la scorta perché in quel periodo ce l’aveva già mio marito per altri motivi. Famiglia: mio padre, a rischio della vita, accompagnò in salvo con la sua auto, nella città occupata dai nazi, una famiglia ebrea. Doveva per forza passare davanti alla sede della Gestapo, lo fece e gli andò bene (sennò non sarei nata). Mio suocero, Francesco Padoin, faceva parte della rete del card. Dalla Costa che si occupava di nascondere gli ebrei. Rischiò la carriera per aver prosciolto un ebreo all’epoca della famigerata banda Carità. La Sinagoga di Firenze conserva la dichiarazione dell’ebreo in questione, recentemente ritrovata dalla collega Ida Zatelli. Famiglia estesa “par alliance” (si tratta di noti gerarchi, come insinua la ben documentata collega “di grande cultura politica” ): – Medaglia d’oro avv. Poldo Gasparotto, cugino. Mitico organizzatore della resistenza lombarda, martire di Fossoli, fucilato dai tedeschi. – Partigiano dell’Ossola (comandante VII brigata Matteotti, non passacarte in Svizzera), poi ministro delle Finanze della repubblica dell’Ossola (quando Contini faceva il ministro della Cultura) dr. Luigi Padoin, cugino (e cugino del precedente). Quaquaraquà? Nel periodo in cui presiedevo la commissione indicata nel post, esce negli USA uno pseudoromanzo in cui risulto cadavere in un lago di sangue (con tanto di nome e cognome, che non è esattamente Maria Rossi o Carmela Esposito): pensiero carino. Ho mandato le pag. relative agli amici, per ridere. Ma forse già questo dovrebbe farvi capire che qualcosa di più della signora luogocomunista so. Banalità partiticheggianti ? NON voto Forza Italia, né Fratelli d’Italia, tanto meno lega o Casa Pound, se è questo che intendete con la solita logica semplificatoria e manichea che ha devastato questo paese. Non ho MAI avuto alcuna tessera di partito. Cultura politica zero? Ne riparliamo tra un po’, ho una sorpresa in serbo, uscirà in Francia. Sono già previste varie presentazioni, se sapete un po’ di francese venite e vi divertirete. Mi rifiuto, come ho sempre fatto, di portare il cervello all’ammasso. Posso testimoniare che la Moratti ha, se non altro, il merito di aver rifatto i bagni del Ministero, prima vergognosi (scherzo, ovvio). Veniamo al lato serio: se da qualcuno fu circuita (anzi, turlupinata) in ambito universitario, vi assicuro che non fu certo da Berlusconi, né da baroni destrorsi, questo è sicuro. Ma qui si scivola in materia giudiziaria e non posso dire di più.

MGR 8 dicembre 2017

gent.ma, Paolo scrive di essere cortesi. Mio nonno era seguace di Sturzo, morì prima che ai prof.univ fosse imposto di giurare. Mio padre, figlio di analfabeti, studiò a prezzo di immensi sacrifici e rischiò di esser buttato fuori dalla univ per antifascismo. Poi andò a lavorare a Chicago negli USA, nel Dip di Enrico Fermi (ma c’erano altri due Nobel in quel Dip) e i suoi figli sono di mentalità euro-americana. Mia madre, allieva del Nobel Emilio Segrè lavorò a Roma all’Ist Sup della Sanità, collaborando con il Nobel Daniel Bovet. Lasciò il lavoro al trasferimento negli USA per badare ai figli. Io sono la sola dei figli che, dopo il rientro in Italia, abbia DOVUTO stare in ambiente statale per assecondare le proprie tendenze. Mia sorella ha vinto al primo tentativo ventitreenne il concorso per la magistratura ed è stata integerrima e stimatissima magistrata (di minacce ne sa qualcosa, anche di rischi per la propria pelle). Un fratello ha fondato un’azienda che vende servizi. Un altro fratello, dopo essere stato il numero 3 dell’Alstom in Cina, poi il n. 1 in Turchia ha acquistato un’azienda metalmeccanica in Francia e la sta facendo rifiorire. Mio figlio (mentalità anti-clientelare e anti-servile) in 10 anni, dopo il biennio di praticantato, è diventato, per merito allo stato puro, associato in uno dei maggiori studi di legali d’azienda ovviamente livello planetario. Sono frustratissima quando penso che tutti i somari interni al sistema della corruzione guadagnano più del doppio di me, malatissima. Ma mi hai assaggiata, vedo: non troverai stupefacente dunque che io non abbia concesso nulla al servilismo e al clientelismo. Nel Dipartim in cui ho prestato servizio, tuttavia, e nel quale sono arrivata, per trasferimento chiesto da me, dalla mia univ., Pisa, nessuno che non avesse studiato lì dentro e non si fosse laureato lì dentro ha fatto carriera. Giuliano Marini (sc. pol.) e quelli di Pisa-lettere, concedendomi di andar via dopo il decennio studi-primi anni come assistente, mi avevano detto ben chiaro che la mia scelta comportava il suicidio accademico. Nel Dip di arrivo i miei colleghi senza protezioni (che ne so, gli orfani del loro relatore) hanno fatto carriera solo per ragioni che con il valore scientifico nulla hanno a che vedere. Io da anni non posso più usare le mani, neppure sfogliare libri e ho dolori intensissimi costanti; malgrado l’assillante bisogno di soldi – soldi dei quali il sistema della corruzione mi ha derubato – sono molto orgogliosa di me stessa: non aver mai ceduto al servilismo antimeritocratico e men che meno alla corruzione e aver sempre pagato di persona, mi rende orgogliosa. E se mio figlio è quella sorta di prodigio che è, in un paese come l’Italia!!, non sarà che il caratterino e le scelte di mamma abbiano influito? Peraltro, se una università tedesca prestigiosa mi ha richiamato per diversi anni (andrò imbottita di cortisone anche nel 2018) non sarà che magari mi stimano? O vogliamo credere che io sia riuscita a far con loro un do ut des?

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