Lettera al prof. che guida gli scioperi per recupero scatti stipendiali

Maria Gabriella Riccobono 

a: “Prof. Carlo Ferraro – Politecnico Torino” <carlo.ferraro@polito.it>
data: 3 giugno 2018 20:08 20:08 (2 minuti fa)
oggetto: perché non tagliare prima tutte le teste dei corrotti e poi pensare alla dignità degli onesti?

 

 

Gentilissimo,

voglia scusarmi.

1.-  Lei continua a parlare di risultati ottenuti quali lo sblocco degli scatti dal 1° gennaio 2016, da triennali a biennali e altro. Nel dic 2016 ho avuto uno scatto, non per i risultati dello sciopero ( nel 2017 mi ha “mangiato” 160 euro tondi il maledetto sciopero, pur avendo io recuperato l’appello) ma perché previsto dopo i 5 o 6 anni di blocco totale. Così a gennaio 2017 ho visto in busta paga 160 euro in più rispetto allo stesso mese 2016. Li ho visti anche in febbraio. FINE. Dopo non ho più visto nemmeno un centesimo dei denari del predetto scatto. E’ scattata la maggiorazione delle tasse locali che devo pagare e così si mangiano tutto, tutti i 160 euro. Di più; non so quale tassa ulteriore sia stata messa nel 2017, tale per cui da gennaio il mio stipendio netto è più basso rispetto a quello del 2014-2015-2016 e via dicendo. Perché ci prendiamo in giro? se mai ci dessero qualcos’altro con lo sciopero (che non farò sol perché sono in congedo) se lo riprenderanno con crescita tasse.

  1. –  Sono una 63 enne ricercatrice di ruolo con abilitaz ASN formatasi e lauraeatasi a Pisa, poi arrivata a MI per trasferimento affinché mio figlio bébé potesse crescere in un luogo con prospettive di lavoro. Fino a che mio figlio non ha trovato lavoro ho sempre ceduto alle estorsioni e alle minacce, ritirandomi dai concorsi, evitando di far domanda, evitando di sporgere denunzia. Ho conseguito l’obiettivo più importante: mio figlio è da 12 anni classificato “elemento assolutamente indispensabile” nel mega-studio milanese di legali d’azienda che lo ha associato trentacinquenne; mai in suo favore vi è stata non dirò una parola di presentazione di nessuno ma neppure un “conosco la famiglia: zia magistrata stimatissima, zio manager di altissimo livello per multinaz francesi: ha praticamente ideato e diretto la costruzione delle ferrovie in Cina”.
  2. Io sono ammalata da più di 8 anni di artrite reumatoide, patologia a carattere degenerativo, che si è subito rivelata pesantissima; a essa da un anno si è aggiunta la fibromialgia, la malattia del dolore. Vivo costantemente tra sofferenze orribili e sto cominciando a meditare di andare a prendere il pappone in Svizzera. Certo che vi è una componente psicologica: le malattie sono esplose a causa delle intimidazioni subite, delle angherie di ogni genere, dell’essere trattata come appestata dai colleghi perché non mi sono piegata ai diktat che avrebbero danneggiato anzitutto gli studenti. Ho dovuto ricorrere alle vie legali perché il Dip mi desse una postazione di lavoro adeguata alle mie condizioni fisiche. Non sono affatto depressa; ho tantissimi amici, sono ancora estroversa, vedo tanti visi cari e con tutto quel che ho addosso tra malattie e cure ho fatto nel 2018  quattro settimane di insegnamento in una deliziosa univ tedesca. Vorrei vivere, anche da ammalata, ma vivere in modo dignitoso, potendomi pagare le cure e l’assistenza di cui ho assoluto bisogno; invece sono ancora sottoposta alle vessazioni morali e alle ruberie dei colleghi che guadagnano molto più del doppio di me. Proprio così: qualsiasi cretino, spesso cattivo, che sia diventato dottore di ricerca, ricercatore, associato e ordinario avendo sempre in commissione il proprio magnaccia: l’80% di quelli di Studi umanistici unimi, di certo l’80% di quelli del mio Dip Studi letterari: ladri e corrotti che rubano a tutti gli Italiani onesti, certo. Mi scusi, ma è giusto che si dica come stanno le cose per tante, troppe persone. Questi sono coloro ai quali Lei vorrebbe che venisse ridata la dignità: professore, lei è simpatico, ma siamo seri, non siamo italiani per oggi. Cordialmente