Maternità

Azzurra si era svegliata prestissimo (le 5), contrariamente alle sue abitudini; cercava di riaddormentarsi e intanto molti pensieri le attraversavano la mente. Più tardi si sentì certa che tra le altre cose aveva pensato: “No, se mi proponessero di rinascere per fare, scegliendo io, una vita diversa da quella che ho fatto direi di no. Vorrei rifare esattamente la stessa vita. Ho avuto accesso, con mente vigile e critica, alla più alta cultura; ho appreso 2 lingue antiche e tre moderne oltre alla mia; ho contribuito a formare diversi giovani che a vario titolo lavorano in università italiane e USA; ho viaggiato tanto ed è stato bellissimo entrare in contatto con tante civiltà diverse dalla mia. In Cina, se entravo in contatto con indigeni, si applicava il linguaggio mimetico-gestuale. Ma la cosa tra tutte ultra-meravigliosa è stata allevare Carlo Maria. Al di là della immensità dell’amore (“come fa a starci tutto dentro di me?” si era chiesta spesso) le rifrazioni, le sfumature, le moltissime diverse tonalità di questo sentimento unico, straordinario, dolcissimo, le aveva gustate, assaporate con gioia e appagamento totali. Quando Carlo Maria è ritornato al lavoro nella grande città, dopo alcuni giorni a casa di mammina durante le ultime Feste, lei gli ha chiesto scherzosamente : “ma quanto miele hai ricevuto tu in questi 42 anni?” Egli ha risposto: “mamma, sono stato bene in questi giorni”. E lei si è sentita felice.

Ma no, non era stata affatto rose e fiori la vita di Azzurra. Si è parlato sopra di quel che lei ha strenuamente costruito con la sua volontà e il suo impegno. Lei è grata a chi avrebbe potuto mettere degli ostacoli nel cammino del figlio e suo e non lo ha fatto. Poi c’è tutto il resto, quello che, indifesa, ha subito. Lei è una figlia della psicanalisi. Senza la psicanalisi (e le terapie farmacologiche) quasi certamente non sarebbe sopravvissuta.