DIARIO: incontro con i vecchi (danarosi) che vogliono ancora essere attori a un dibattito su Iran e Arabia saudita

1 marzo 2018

Oggi pomeriggio sono andata alla Fondazione Corriere della sera a sentire un dibattito a tre voci sul tema: Iran ⇿ Arabia Saudita :  venti di guerra?

La sala è grande, non enorme, ma insomma grande quasi come un’aula magna. Mi aspettavo di trovarla mezza vuota (mezza e basta) perché il nevischio aveva reso un pochino scivoloso l’asfalto. Era gremita, proprio gremita. Una giovane giornalista del Corriere (33-35 anni circa) addetta al “Medio oriente” e al Nord Africa moderava, mentre il contraddittorio ufficialmente si svolgeva tra un professore iraniano (50-55 anni circa) che insegna una materia affine a Scienza della politica a Genova e un’altra giovane giornalista italianissima (35-40 anni max) la quale aveva il ruolo di osservatrice esperta dell’Arabia saudita. La composizione del gruppo dice già tutto: l’Iran ha concesso che uno dei “suoi”, del resto residente all’estero, venisse al contraddittorio. L’Arabia saudita è chiusa in un monolitico rifiuto di partecipare a dibattiti non pre-organizzati e nei quali il ruolo di ogni singolo attore non sia definito a priori. Ma che c’entravano i vecchi danarosi? Specialmente i vecchi italiani danarosi?

Ecco, ho ascoltato tutto con molta attenzione, ma la cosa che mi ha impressionato di più, è stato il pubblico. L’età media era probabilmente sopra i 73 anni, con punte di novantacinquenni. I giovani non hanno tempo di partecipare a questi eventi, certo, intendo coloro che stanno fra i 25 e i 55 anni. Ma tutti questi anziani e anzianissimi in verità, anche se non detengono il potere ufficialmente, non si candidano cioè alle elezioni (tranne UNO, lo sappiamo) detengono il potere di fatto. La circostanza che siano così arzilli e vitali da sfidare possibili fratture al femore pur di informarsi e partecipare alla discussione dice che tantissimi vecchietti vogliono “esserci”, vogliono sentirsi ancora protagonisti attivi, non pensionati passivi. Ma è bello no? Sappiamo bene che presso gli antichi la vecchiaia, aborrita, era tuttavia l’età della saggezza, quella che consentiva di esercitare un ascendente forte. Allora perché mi sentivo a disagio? Beh, nessuno, proprio nessuno, di questi vecchi danarosi che scalpitavano per potere intervenire nella discussione, nessuno ha tirato fuori il tema del commercio, della necessità del fare impresa da parte dei giovani, iraniani, sauditi ed europei. Fare impresa e commercio insieme, in condizioni di libertà economica reale, di concorrenza e di cooperazione, è il solo modo per conoscersi, per cominciare a dialogare, per gettare le fondamenta della convivenza pacifica, per smetterla di inseguire la corsa alle armi. Certo che l’Iran ha ragione quando persegue il deterrente nucleare, avendo esso dei vicini che tutti hanno il nucleare o l’accesso a esso. Ma la soluzione non è immediatamente politica. Ora che c’è Trump presidente — altro vecchio ricco, vecchio ricchissimo — illiberale (antieconomia di mercato, protezionista, simpatizzante dell’autoritarismo politico) la guerra è più vicina, si vendono tante armi. Ma i carissimi vecchi signori ricchi coetanei di Trump che formavano la stragrande maggioranza del pubblico certo non sono tutti  facoltosi come i membri di Assolombarda; e tuttavia erano eleganti e “distinti” abbastanza da indurmi a pensare che tanti e tanti milioni di euro siano da loro custoditi nelle banche, nei fondi di investimento più sicuri, nelle cassette di sicurezza, anche nell’immobiliare, poco redditizio. Gli Italiani, soprattutto i non più giovani e i vecchi, sono pieni di soldi che non vogliono investire, per paura, sono dei ricchi arroccati al denaro. I giovani stanno respirando la stessa aria, sono insicuri, si sentono sfruttati, forse lo sono davvero. Nessuno investe, nessuno si mette insieme a qualcun altro per realizzare una idea innovativa, capace di produrre business, di fare impresa. Come può essere un attore in gioco nel processo di mediazione a pro della pace tra potenze regionali in conflitto il pubblico simpatico e ingessato (con punte sporadiche di saccenteria) che ho visto stasera? I vecchi ricchi arroccati al loro denaro. Mah! Io spero che qualcuno mi smentisca: che qualcuno mi porti dati e cifre incontestabili da cui risulti che i settantacinquenni – ottantenni – novantenni dal conto in banca pingue non si limitano ad aiutare figli e nipoti ad acquistare la prima casa e magari anche la casa di vacanze ma li stimolano, facendosi loro azionisti, a costruire qualcosa di concreto, produttività economica reale (no, non ditemi che a tal fine ci vogliono sovvenzioni statali alla ricerca scientifica: non ci casco).

Certo l’Arabia saudita è un paese quasi perduto alla causa della civiltà. Se si evolverà, lo farà al traino di quelli dell’area che hanno acquistato dinamismo e puntano davvero alla modernizzazione, come gli Emirati. L’Iran si difende, è prigioniero della diffidenza nei confronti dello straniero, non permette a coloro che vengono da fuori di far prosperare le attività economiche che hanno aperto. Appena sono avviate vengono requisite. Così non si difende affatto il proprio paese. Si va contro i suoi interessi reali. Si ragiona peggio di Trump. La “scusa” Cina non vale. Certo, l’Iran è la sola tra le economie “islamiche” relativamente moderne che abbia saputo impedire la penetrazione economica cinese. Ma questo è da perdenti. Malgrado tutto l’Europa ha saputo far di meglio, grazie ai Paesi Centro Nord del continente. L’Europa non ha chiuso le porte di casa sua. Comprendendo che era impossibile gareggiare con il colosso cinese sul piano della macroeconomia in cui è impiegata tanta mano d’opera si è in larga misura convertita alla produzione di beni e servizi tecnologicamente molto avanzati (incluse le automobili tedesche, sì) i quali non necessitano di molta manodopera. La Cina ancora oggi non è in grado di competere in quest’ultimo settore, anche perché i Cinesi in patria morirebbero di fame. E torniamo a bomba. Bisognerebbe che l’augusto senato di settantacinquenni-ottantenni-novantenni d’Italia, se ha davvero ancora voglia di partecipare e di sentirsi protagonista investisse nelle risorse umane giovanili. Ci sono tantissimi modi per farlo.

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