Storia di un gentile animale dei boschi e della fatina che lo ha salvato

La benefica fata degli animali

La fatina si chiama Carlotta, ha 17 anni e abita con il papà avvocato, la mamma casalinga e un fratello minore nelle campagne di Rapputi, comune di Gratteri in provincia di Palermo. La casa è molto grande e domina un terreno che si estende per parecchi ettari, oggi non più coltivato. In questa famiglia tutti sono dei cuori d’oro e lo hanno dimostrato in moltissime occasioni. La vocazione specifica di Carlotta è quella di prendersi cura degli animali abbandonati. Quando si arriva a casa sua e dei suoi si viene accolti da un gruppo di almeno 6 cani, i quali hanno tutti il diritto di entrare in casa. Poi vedi i gatti, anche in questo caso almeno 6, i quali vanno d’amore e d’accordo con i cani, seppure le due specie non si mischino C’è un solo cane di razza, da caccia, che appartiene al babbo di Carlotta. Tutti gli altri cani e gatti sono giovani o anziani, qualcuno ha perso un pezzo (una zampa, un occhio) prima di entrare nella grande comunità di Rapputi, tutti sono molto dolci e affettuosi, soprattutto i cani, quasi capissero che dopo parecchie traversie hanno incontrato degli angeli che li amano e si prendono cura di loro. Vi è anche un cavallo, non trovatello, ovviamente, ma la bestiola più divertente e giocosa è Silvia. Silvia è una cucciola di cinghiale. Quando era piccolissima una zampetta le rimase impigliata in una trappola per cinghiali. La sua mamma, evidentemente, avrà tentato di darle aiuto ma, non essendoci riuscita, avrà messo in salvo gli altri cuccioli abbandonando, sia pure con strazio, la cucciola prigioniera. Questa, fortunatamente, fu trovata da brave persone, sfinita ma viva.

In tutto il circondario di Gratteri, di Cefalù e di Rapputi si era già da tempo sparsa la voce che una fanciulla, studentessa di liceo, si prendeva cura di ogni sorta di animali abbandonati, con il sostegno morale e materiale della sua famiglia. Così la cucciolina di cinghiale fu portata a Carlotta. Questa e i suoi non ci pensarono due volte. La cucciolina fu accolta, rifocillata, circondata di cure amorevoli e fu chiamata Silvia, perché è una creatura dei boschi (Sylva in latino). Silvia si è integrata benissimo nella famiglia e nella comunità. Gioca con tutti, in particolare le piace addentare le frange delle sciarpe o i lembi delle vesti delle amiche della mamma di Carlotta, è molto allegra e fa vita in comune soprattutto con i cani, con lei molto affettuosi. Silvia crede di essere un cane, con ogni probabilità; imita senza eccesso i comportamenti dei cani, si lascia accarezzare e coccolare molto volentieri da tutti, come i cani mangia i croccantini.

Silvia scorazza libera e felice all’interno della proprietà, ma se Carlotta o sua madre la chiamano accorre subito, festosa. D’intesa con i suoi Carlotta ritiene che sia troppo rischioso restituire la cinghialetta ai boschi, e anche permettere che in futuro possa essere “usata” da un cinghiale allo stato brado. A Silvia dunque non sarà consentito diventare madre, ma continuerà a dare e ricevere tantissimo amore nella sua attuale comunità.

E la fatina e la sua famiglia? Carlotta comincia a pensare che la sua vocazione non sia tanto quella di diventare veterinaria, quanto quella di mettere in regola la sua attività di persona che accoglie animali abbandonati, cani soprattutto, al fine di creare una vera e propria ospitalità per cani da curare con amore e da riportare alla buona salute, fisica ed emotiva, per poi cercare attivamente famiglie generose disposte ad adottarli. Carlotta e la sua numerosa comunità di trovatelli hanno bisogno che qualcuno li aiuti a realizzare questo sogno, dando consigli e insegnamenti molto pragmatici: a chi indirizzare precisamente la domanda per la creazione di questo ostello per cani? Come ottenere i contributi (dal Comune, dalla regione, da fondi europei) per costruire le casette degli animali, per nutrirli, per assicurare loro cure veterinarie? Cari amici della Zampa, venite a trovare Carlotta e Silvia, o scrivete loro; soprattutto, coloro tra voi che sono passati per esperienze analoghe a quelle della fatina minorenne, la sostengano con insegnamenti fattivi e l’aiutino a trovare famiglie dolci e gentili per i suoi trovatelli. Silvia, beninteso, resterà sempre con la sua fatina.

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