Quinta pagina di frammenti circa il Ponte sullo stretto

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Ponte sullo Stretto, l’emblematico segnale arriva dalla Cop26: il ‘climate train’ è la soluzione, ma per la Sicilia il Governo sceglie la direzione opposta

3 Novembre 2021 12:09 | Rocco Fabio Musolino

Tra le varie tematiche portate avanti, è finita al centro del dibattito l’importanza del trasporto ferroviario, diventato negli ultimi anni l’emblema della sostenibilità: senza il Ponte sullo Stretto di Messina, però, l’Alta velocità per Palermo e Catania resta soltanto un sogno irrealizzabile

Un evento che molti ritengono essere la migliore, nonché ultima, opportunità del mondo per tenere sotto controllo le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici. Si sta tenendo in queste ore la Cop26, storica conferenza internazionale. I leader mondiali presenti in Scozia sono stati più di 190. Ad essi si sono unite decine di migliaia di negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini per dodici giorni di negoziati. La maggior parte degli esperti è concorde nel sottolineare il carattere straordinario e urgente della Cop26 e, tra le varie tematiche portate avanti, è finita al centro del dibattito l’importanza del trasporto ferroviario, diventato negli ultimi anni l’emblema della sostenibilità.

I big europei della Cop26 hanno scelto proprio il ‘climate train’ per raggiungere Glasgow da Londra: un gesto simbolico, che però fa comprendere come la mobilità pubblica, ancor di più su rotaia, sia una chiave per la tutela ambientale del futuro, contribuendo a ridurre le emissioni in atmosfera garantendo sicurezza e comfort a tutti gli utenti. Il treno oggi viene riscoperto e lo sarà ancor di più grazie ai fondi del Pnrr che porteranno ad una enorme implementazione delle infrastrutture in Italia. “Il ‘climate train’, come operatori del settore, ci rende orgogliosi e convinti che il vettore ferroviario diventerà sempre più importante sia per la valenza ambientale, sia per il suo valore economico, vista la capacità di muovere in sicurezza persone e merci un impatto ambientale che sarà sempre minore grazie alla ricerca ed alla nuove tecnologie adottate”, dichiara Alberto Cornacchia, Sales Director Rail Italy di ITT Motion Technologies, società globale che opera con i principali operatori ferroviari in Italia e nel mondo.

Il mondo dell’ecologia e dei trasporti spingono dunque verso un’unica direzione ma, sebbene anche il Governo italiano se ne sia accorto, c’è una grande incoerenza che continua e tenere banco e penalizzare la Sicilia. L’assenza di un collegamento stabile sullo Stretto di Messina rende impossibile favorire il vettore ferroviario a quello aereo, sicuramente molto più inquinante. Nel 2021, e sarà così ancora per molto tempo, i passeggeri per raggiungere Palermo e Catania saranno costretti a volare: milioni di persone, ogni anno, sono inconsapevolmente guidati ad inquinare per mancanza di collegamenti “puliti” via terra. Soltanto ieri proprio su queste pagine abbiamo ricordato, tramite le parole del vicepresidente della Regione Siciliana Gaetano Armao, come l’insularità sia in primo luogo un fattore limitante delle opportunità di crescita, nella misura in cui produce ritardi di sviluppo sociale ed economico e fa degli isolani cittadini con diritti ridotti e affievoliti rispetto ai cittadini della terraferma.

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha spesso parlato di “Governo ambientalista” e sottolineato la necessità di pensare un modello di crescita sostenibile e rispettoso dell’ambiente, facendo esplicito riferimento alle “linee ferroviarie veloci” che da decenni sono in Europa lo strumento fondamentale per accorciare le distanze, sviluppare i territori ed eliminare emissioni inquinanti dall’alto impatto ambientale. La circostanza che il Piano di resilienza e ripresa, come noto approvato da Governo e Parlamento nel contesto del programma europeo Next Generation EU, preveda investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale, come le misure complementari adottate per rafforzarne la spinta in termini di investimenti e riforme, che dovrebbero aggredire alla ridice le cause delle disuguaglianze territoriali e dei ritardi di sviluppo, non contemplino misure specifiche di riequilibrio territoriale (a partire dall’inserimento un’infrastruttura come il Ponte sullo Stretto di Messina e Reggio Calabria, opera cantierabile e ritenuta essenziale dagli stessi studi commissionati dal Governo Conte e dal Ministro De Micheli) e non considerino la condizione di insularità contenendo sporadici ed ininfluenti riferimenti alle Isole (prevalentemente a quelle minori), costituiscono esempi emblematici di quanto incoerenze girino intorno al tema.

Oltre che arrecare vantaggi sui costi, come detto in precedenza far viaggiare merci e persone sui treni ad alta velocità, infatti, consente di tagliare gli altissimi costi ambientali provocati dall’inquinamento del traffico aereo e gommato: secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, infatti, l’inquinamento provocato dal trasporto ferroviario è tre volte e mezzo inferiore, nel rapporto tonnellate/chilometri, rispetto a quello del trasporto su strada. Nello specifico, il treno produce 14 grammi di CO2 per chilometro, le automobili 42 grammi per ogni passeggero al chilometro, i camion 68 grammi per passeggero al chilometro e l’aereo addirittura 285 grammi per passeggero al chilometro.

Le due Regioni messe peggio in Europa per il trasporto ferroviario sono proprio Calabria e Sicilia, dove meno del 5% del traffico è su rotaia a causa della rete vetusta e malfunzionante. La realizzazione del Ponte sullo Stretto, però, consentirebbe l’arrivo dell’alta velocità ferroviaria anche in Sicilia, almeno fino a Palermo e Catania, rivoluzionerebbe questo tipo di scenario segnando una vera e propria svolta ecologica per i trasporti nel Meridione. Si completerebbe il 5° quinto corridoio transeuropeo Scandinavo-Mediterraneo Helsinki-La Valletta, ideato dall’Unione Europea proprio con lo scopo di portare l’alta velocità ferroviaria dall’estremo nord all’estremo sud del continente europeo proprio per ridurre le emissioni nocive provocate dalle modalità di trasporto più inquinanti, e al tempo stesso togliere dalla marginalità le periferie del Sud Italia in forte ritardo economico rispetto al resto del continente, favorendone gli scambi commerciali.

La realizzazione del Ponte sullo Stretto, quindi apporterebbe una serie di innumerevoli benefici occupazionali, logistici e di mobilità accorciando i tempi dei collegamenti per tutto il Meridione, e consentirebbe anche di ridurre enormemente le emissioni di gas inquinanti grazie alla sostituzione del traffico che attualmente avviene a bordo di aerei e navi traghetto con il transito, appunto, sul Ponte tramite i treni ad alta velocità e il gommato. In base allo studio realizzato per il Rotary Distretto 2110 Sicilia e Malta da Giovanni Mollica e Nino Musca, la media annua delle emissioni di anidride carbonica diminuirebbero del 94%, quelle di monossido di carbonio del 72%, quelle degli ossidi di azoto del 96%, quelle del materiale particolato dell’83%, quelle degli ossidi di zolfo del 99,9%, quelle degli idrocarburi totali dell’80%. In base ai calcoli dello studio, 120 automezzi che attraversano lo Stretto sul Ponte anziché traghettare riducono le emissioni di anidride carbonica di 1,47 tonnellate. Un quantitativo che, esteso a un anno di attraversamenti moltiplicato per le circa 17 mila traversate annue sulla sola rotta Tremestieri-Villa San Giovanni e ritorno, danno minori emissioni di CO2 per 25 mila tonnellate. Questo semplice calcolo conferma le conclusioni raggiunte col metodo generale che valuta in oltre 140 mila tonnellate annue le minori emissioni della sola anidride carbonica grazie alla realizzazione dell’infrastruttura tra Sicilia e Calabria.

Alla luce di tutte queste considerazioni risulta chiaro che il Ponte sullo Stretto di Messina è la grande opera più ecologica della storia: i conseguenti benefici di collegamenti veloci e stabili con il resto del mondo determinerebbero quella vera rivoluzione “green” che i governi chiedono, in linea con le esigenze del pianeta e gli obiettivi internazionali di riduzione delle emissioni tramite trasporti veloci ferroviari. Non resta che chiedersi perché ancora ci siano tentennamenti su un’opera che invertirebbe il tragico destino di due Regioni come Sicilia e Calabria, che subiscono ogni anno sempre di più il problema dello spopolamento. Il progetto del Ponte sullo Stretto, quello a campata unica, esiste ed è stato approvato dai maggiori esperti sotto ogni punto di vista dopo oltre 40 anni di studi. Basterebbe soltanto aggiornarlo alle nuove e più moderne tecnologie e, cosa ancora più importante, smettere di affrontare il tema in maniera ideologica.

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Ponte sullo Stretto, Siviero: “altro che ‘mission impossible’, in tutto il mondo si sfrutta il progetto italiano per costruire queste opere” [VIDEO INTERVISTA]

L’intervista al Professore Enzo Siviero, oggi presente a Reggio Calabria per l’evento “Infrastrutture e logistica per lo sviluppo sostenibile euromediterraneo – Area integrata dello Stretto”

4 Dicembre 2021 14:16 | Rocco Fabio Musolino

Messina e Reggio Calabria le porte sono e saranno sempre aperte per il Professore Enzo Siviero. Rettore dell’Università E-Campus di Padova, è tra i maggiori esperti italiani che si stanno battendo maggiormente a livello nazionale per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. L’Ingegnere è stato presente oggi alla conferenza “Infrastrutture e logistica per lo sviluppo sostenibile euromediterraneo – Area integrata dello Stretto”, organizzato dal Lions Club International presso la Sala Convegni di Confindustria, ai nostri microfoni ha avuto la possibilità di spiegare il suo grande lavoro di sensibilizzazione nei confronti di una tematica nazionale, troppo spesso però sminuita da errati pregiudizi e discorsi ideologici privi di fondamento.

“Vista da lontano questa operazione non riguarda certamente solo Sicilia e Calabria, ma è una questione di carattere nazionale, se non addirittura internazionale. Il futuro dell’Italia passa dallo Stretto e dall’attraversamento stabile, che darebbe continuità ai Corridoi europei, dobbiamo spingerci verso l’Africa. La nostra Nazione ha una posizione geografica strategia nel Mediterraneo, deve riprendere quel ruolo che aveva duemila anni fa. La storia insegna che si deve osare, oggi la mission non è più “impossible”, nonostante quello che è successo quasi 10 anni fa con il Governo Monti”, ha affermato il Professore Siviero. Oggi all’interno del Parlamento molte forze politiche si sono ormai convinte dell’importanza strategica del Ponte sullo Stretto, ma poche altre invece fanno di tutto per bloccare ogni passo in avanti: “per motivi elettorali non possono schierarsi a favore dell’opera, ma io direi ‘se non ora, quando?’. La soluzione del ponte a tre campate la ritengo improponibile, serve a guadagnare tempo, sono sicuro comunque che questo nodo si scioglierà presto”.

Oggi a Reggio, ieri invece a Catanzaro. Il Prof. Siviero da anni sta svolgendo questa battaglia pro-Ponte, non solo in Calabria e Sicilia, ma anche nel Nord Italia. Nei prossimi mesi convegni sul tema si svolgeranno in Lombardia: “spero di poterne organizzare molti altri. Il ragionamento di ieri è stato ampiamente positivo, il governatore Occhiuto non ha potuto esserci ma il Presidente del Consiglio Regionale si è espresso in maniera favorevole. Le flebile voci non sono di carattere tecnico, sono soltanto dubbiose. Ci vuole volontà politica e passo per passo stiamo andando nella direzione giusta. Guardiamo al futuro dei nostri giovani, basta pensare ad interessi personali. Nel mondo stanno utilizzando il progetto studiato e pagato dagli italiani.

Tgcom24 Politica 24 NOVEMBRE 2021 13:47

Ponte Stretto, Giovannini: studio fattibilità in via d’assegnazione

ansa

Lo studio di fattibilità per la realizzazione del ponte sullo Stretto “è in avvio di assegnazione”. A darne notizia è il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, spiegando che “la commissione ha scartato l’ipotesi del tunnel, ed ora si deve valutare quale soluzione, tra quella del ponte a più campate o a una campata, sia quella più fattibile”. Giovannini ha però sottolineato che l’opera “richiede un investimento maggiore di quello di prima”.

maniera ideologica

Ponte sullo Stretto di Messina, la storia infinita che comincia con gli antichi Romani

24 NOV 2021

CONOSCERE LA SICILIA

I primi progetti del Ponte sullo Stretto

La costruzione fu un’idea del console Lucio Cecilio Metello nel 251 a.C. Il console aveva pensato a un ponte fatto di barche e botti per trasportare dalla Sicilia 140 elefanti da guerra catturati ai cartaginesi nella battaglia di Palermo durante la prima guerra punica.

Nel corso dei secoli l’argomento interessò Carlo Magno e Roberto il Guiscardo. Anche Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie, nel 1840 pensò alla realizzazione di un ponte. Incaricò architetti e ingegneri, ma rinunciò visto il costo eccessivo dell’opera.

L’idea di un ponte sottomarino tra Sicilia e Calabria

Più tardi, nel 1870, si era anche pensato a un allacciamento sottomarino di 22 km, proposta dall’ingegner Carlo Alberto Navone. Il progetto, che si ispirava a quello di Napoleone di una galleria sotto la Manica, prevedeva di entrare in galleria a Contesse e, scendendo a 150 metri, sottopassare Messina e Ganzirri attraversando lo stretto fino a Punta Pezzo e risalendo a Torre Cavallo. Un progetto di ponte sospeso, articolato in cinque campate fu studiato nel 1883 da un gruppo di ingegneri delle ferrovie, ma non se ne fece nulla.

Nel 1908 il tremendo terremoto che colpì Messina fece ripensare all’opera. Nel 1909 fu pubblicato uno studio geologico della zona, ma si riparlò di galleria sottomarina solo nel 1921. Fu allora che l’ingegner Emerico Vismara, al Congresso geografico di Firenze, presentò uno studio di galleria sotto lo stretto di Messina.

L’ultimo tentativo fu fatto nell’immediata vigilia dell’ultimo conflitto mondiale. Le

ricerche compiute, però, smorzarono ogni speranza. Nel 1934 il generale del genio navale, Antonino Calabretta, presentò un progetto di ponte tra Punta Faro e Punta Pezzo. l’anno successivo il comandante Filippo Corridoni suggerì invece la posa di un enorme tubo d’acciaio sottomarino per il transito ferroviario e veicolare. Ma nulla fu fatto.

Gli anni Cinquanta e il rilancio del Ponte sullo Stretto

Bisogna andare avanti al 1952 per un nuovo rilancio dell’iniziativa. David B. Steinman, uno dei più qualificati e prestigiosi progettisti di ponti sospesi, ebbe incarico di redigere un progetto preliminare. Il progetto prevedeva di scavalcare lo Stretto in tre balzi con due piloni, alti 220 metri sopra il livello dell’acqua e per 120 metri sotto il mare, con ascensori di controllo delle strutture dal basso sul fondo dello stretto fino alla sommità.

Questo Ponte sullo Stretto prevedeva anche una luce centrale di 1.524 metri. Avrebbe superato il record mondiale di campata libera del Golden Gate Bridge (1.275 metri). Sarebbero stati inclusi avuto cavi, tesi tra i piloni, di un metro di diametro. La costruzione avrebbe richiesto il lavoro di 12mila operai e una

spesa intorno ai 100 miliardi di lire.

Proprio sulla base di questo progetto, nel 1955 la Regione Siciliana commissionò alla Fondazione Lerici del Politecnico di Milano uno studio geofisico per verificare la natura delle formazioni tanto sulle sponde che sul fondo dello Stretto. Nel 1957 l’architetto Armando Brasini propose, senza alcun seguito, ancora un progetto di ponte a più campate sospese su piloni emergenti da isole artificiali.

Ponte sullo Stretto: il presente

Nel 1968, venne emanata la legge 384 che conferiva all’ANAS, alle Ferrovie dello Stato, e al CNR l’incarico di acquisire ulteriori elementi di giudizio circa la fattibilità dell’impresa. L’anno successivo venne bandito il “Concorso internazionale di idee“. L’obiettivo era un progetto di attraversamento stabile stradale e ferroviario dello Stretto di Messina. Furono presentati 143 progetti, provenienti da tutto il mondo. Furono assegnati 12 premi, 6 primi premi ex aequo di 15 milioni di lire e 6 secondi premi ex aequo di 3 milioni di lire.

Nel corso dei decenni furono proposte davvero tante idee, tra ponti, tunnel, ponti-zattera e anche un istmo. Nel 1957 una compagnia propose di realizzare un istmo tra Ganzirri e Punta Pezzo. Non mancarono neppure i progetti approvati. Nel 2006, ad esempio, venne firmato un contratto per la progettazione e la realizzazione dell’opera, ma l’iter si bloccò. Con un rapido salto arriviamo al presente e al mese di novembre del 2021.

Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini ha annunciato l’affidamento di uno studio di fattibilità. «È in avvio di assegnazione lo studio di fattibilità per la realizzazione del Ponte sullo Stretto: la commissione ha scartato l’ipotesi del tunnel, ed ora si deve valutare quale soluzione, tra quella del ponte a più campate o a una campata, è quella più fattibile», ha spie

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22 Novembre 2021 11:41 | Rocco Fabio Musolino

Ponte sullo Stretto, da Messina a Torino per diffondere la verità: “non c’è più tempo da perdere, necessario collegare Sud con commerci di Africa ed Asia”

L’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, presieduto da Anna Carulli, ha organizzato il webinar “Infrastrutture e Pnrr: il Ponte di Messina Si, No… Forse”. Intervenuti tanti esperti che hanno tenuto un confronto sull’importante opera di collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria

Prosegue l’obiettivo di sensibilizzare esperti e cittadini per una più corretta informazione sulle questioni legate al Ponte sullo Stretto, un tema da sempre molto discusso per Sicilia e Calabria. L’Ordine degli Architetti di Messina e Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, con Enzo SivieroFrancesca Moraci e Clara Stella Vicari Aversa, sono stati ancora una volta protagonisti in queste azioni volte alla ricerca delle verità su un’infrastruttura di importanza storica. In questa occasione grazie all’organizzazione a cura dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, presieduto da Anna Carulli. Importante che il vivace dibattito sia avvenuto a Torino, all’interno di “Restructura”, importante salone nazionale su edilizia, restauro e costruzione. Curioso, infine, che si sia parlato di Ponte nella Sala … Ponti!

La presidente Carulli ha sottolineato l’importanza del confronto nell’incontro tra gli esperti nazionali “da Messina a Torino per far conoscere al di là dello Stretto, l’importanza del ponte per lo sviluppo economico e trasportistico di tutta l’Italia verso il canale di Suez e la ricchezza economica del mondo al di là del Mar Mediterraneo di cui Messina è il centro Geografico. Oggi in questo dibattito che l’Istituto ha voluto portare all’attenzione di tutti, dopo l’importante incontro che si è tenuto a palazzo Chigi con il Prof. Siviero fautore e l’intergruppo parlamentare, si è finalmente delineata l’importanza strategica della ricostruzione di una infrastrutturazione fino a oggi sempre più compromessa, alla ideazione e messa in opera di una vera strategia – non tanto dal basso, quanto dall’alto – che non può non essere di natura geopolitica. Il tempo stringe, e l’urgenza è riconnettere il Sud all’Europa, ma anche riconnetterlo, dopo anni di isolamento, con l’Africa e l’Asia. Siamo al centro del Mediterraneo, un’area – come l’Indo-pacifico – ancora cruciale per i destini del mondo e l’Italia che ne è al centro. Il Piano nazionale di ricostruzione e resilienza diventa fondamentale, la complessità delle azioni è quello del compito di renderlo di nuovo centrale, attraversato da merci, uomini e idee”

A Restruttura 2021 a Torino il 20 novembre scorso, si è svolto un convegno su “Infrastrutture e Pnrr: il Ponte di Messina Si, No… Forse”, presso Sala Ponti OVAL – Lingotto Fiere, organizzato dall’ Istituto Nazionale di Bioarchitettura in sinergia e con il patrocinio di diversi Ordini e Fondazioni degli Architetti tra TorinoMessinaPadovaReggio EmiliaCatanzaro e Taranto. Con la partecipazione di relatori di grande rilievo in presenza del Presidente Nazionale INBAR Arch. Anna Carulli, che ha guidato i lavori con l’arch. Gio Dardano del Comitato Scientifico INBAR e fondatore della Sezione di Torino, già presidente prestigioso dell’Ordine degli Architetti di Torino negli anni ’80 e ’90, con l’aiuto del giornalista Beppe Rovera, famoso conduttore di “Ambiente Italia” su Rai Tre, che da anni segue le vicende ambientali accanto all’INBAR, ha condotto ed articolato un interessante dialettico dibattito sul tema delle Infrastrutture in Italia ed il caso del Ponte sullo stretto di Messina, un progetto tanto ambizioso quanto controverso. L’avvio dei lavori è stato delineato sui maggiori assi di finanziamento del PNRR, dal Prof. Antonello Pezzini del Comitato Scientifico INBAR, vicepresidente nazionale di Confartigianato e membro di Giunta della Camera di Commercio di Bergamo, dal 1994 è Consigliere al Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) a Bruxelles, nominato dal Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, esperto sulle tematiche dell’efficienza energetica. L’evento è diventato un contenitore di conoscenza multidisciplinare, ed ha acceso un faro sul PNRR usando un ponte non ancora realizzato per lanciare un ponte virtuale verso il futuro.

Un momento emozionante di riflessione che personalità di rilievo culturale hanno saputo offrire alle Istituzioni e alle nuove generazioni come atto di fiducia e di speranza. Tra i relatori molti in Fiera presso la sala Ponti e altri in collegamento webinar. Per l’Ordine degli Architetti P.P.C. di Messina era presente la Vicepresidente l’arch. Clarastella Vicari Aversa, Dottore di Ricerca Europeo in Architettura in Spagna presso l’Università dei Paesi Baschi di San Sebastián, già Professore a Contratto in Progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Reggio Calabria, che ha ribadito nel suo intervento “occorrono scelte concrete per non rallentare o vanificare l’infrastrutturazione e l’importante processo di crescita dell’intero Paese che richiede scelte rapide. Non è più tempo di rimandare”; i Professori Ing. Enzo Siviero, infatti già preside della facoltà di Architettura IUAV di Venezia, massimo esperto internazionale nella realizzazione di ponti che ha portato pochi giorni fa il tema del Ponte sullo stretto di Messina in commissione Infrastrutture di Palazzo Madama ha attivato l’intergruppo parlamentare al lavoro con emendamenti nella commissione, protagonista della giornata con un interessante intervento, e la Prof.ssa Francesca Moraci in collegamento webinar, Urbanista di fama internazionale, architetto, professore ordinario alla Facoltà di Architettura dell’Università di Reggio Calabria, che per conto della società “Ponte Stretto di Messina SpA”, ha studiato gli aspetti urbanistici, territoriali e ambientali connessi alla realizzazione dell’opera, ne ha delineato i contenuti e le strategie. Piero Carcerano Socio INBAR Sezione di Torino, architetto e designer, dotato di una ricca esperienza nella progettazione automobilistica e di una congeniale predisposizione verso le tecnologie digitali e le sue applicazioni, ma anche umanista e imprenditore, pone al centro una rivoluzione culturale e tecnologica, grazie anche alla realtà virtuale. Il prof. Liborio Termini che ha espresso il suo senso critico sulle azioni ed il sociale nella possibile azione politica di attuazione sulle infrastrutture, Presidente dell’Istituto di Ricerca IRCDD Università di Torino, già stato docente di Storia e Critica del Cinema all’Università di Torino e Kore di Enna che ha diretto unità di ricerche presso il Dipartimento DAMS. Ha svolto insegnamenti in Università straniere (Inghilterra, Spagna, Islanda, Francia), già Preside della Facoltà di Lingue all’Università di Torino.

ra una volta protagonisti in queste azioni volte alla ricerca delle verità su un’infrastruttura di importanza storica. In questa occasione grazie all’organizzazione a cura dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, presieduto da Anna Carulli. Importante che il vivace dibattito sia avvenuto a Torino, all’interno di “Restructura”, importante salone nazionale su edilizia, restauro e costruzione. Curioso, infine, che si sia parlato di Ponte nella Sala … Ponti!

La presidente Carulli ha sottolineato l’importanza del confronto nell’incontro tra gli esperti nazionali “da Messina a Torino per far conoscere al di là dello Stretto, l’importanza del ponte per lo sviluppo economico e trasportistico di tutta l’Italia verso il canale di Suez e la ricchezza economica del mondo al di là del Mar Mediterraneo di cui Messina è il centro Geografico. Oggi in questo dibattito che l’Istituto ha voluto portare all’attenzione di tutti, dopo l’importante incontro che si è tenuto a palazzo Chigi con il Prof. Siviero fautore e l’intergruppo parlamentare, si è finalmente delineata l’importanza strategica della ricostruzione di una infrastrutturazione fino a oggi sempre più compromessa, alla ideazione e messa in opera di una vera strategia – non tanto dal basso, quanto dall’alto – che non può non essere di natura geopolitica. Il tempo stringe, e l’urgenza è riconnettere il Sud all’Europa, ma anche riconnetterlo, dopo anni di isolamento, con l’Africa e l’Asia. Siamo al centro del Mediterraneo, un’area – come l’Indo-pacifico – ancora cruciale per i destini del mondo e l’Italia che ne è al centro. Il Piano nazionale di ricostruzione e resilienza diventa fondamentale, la complessità delle azioni è quello del compito di renderlo di nuovo centrale, attraversato da merci, uomini e idee”.

A Restruttura 2021 a Torino il 20 novembre scorso, si è svolto un convegno su “Infrastrutture e Pnrr: il Ponte di Messina Si, No… Forse”, presso Sala Ponti OVAL – Lingotto Fiere, organizzato dall’ Istituto Nazionale di Bioarchitettura in sinergia e con il patrocinio di diversi Ordini e Fondazioni degli Architetti tra TorinoMessinaPadovaReggio EmiliaCatanzaro e Taranto. Con la partecipazione di relatori di grande rilievo in presenza del Presidente Nazionale INBAR Arch. Anna Carulli, che ha guidato i lavori con l’arch. Gio Dardano del Comitato Scientifico INBAR e fondatore della Sezione di Torino, già presidente prestigioso dell’Ordine degli Architetti di Torino negli anni ’80 e ’90, con l’aiuto del giornalista Beppe Rovera, famoso conduttore di “Ambiente Italia” su Rai Tre, che da anni segue le vicende ambientali accanto all’INBAR, ha condotto ed articolato un interessante dialettico dibattito sul tema delle Infrastrutture in Italia ed il caso del Ponte sullo stretto di Messina, un progetto tanto ambizioso quanto controverso. L’avvio dei lavori è stato delineato sui maggiori assi di finanziamento del PNRR, dal Prof. Antonello Pezzini del Comitato Scientifico INBAR, vicepresidente nazionale di Confartigianato e membro di Giunta della Camera di Commercio di Bergamo, dal 1994 è Consigliere al Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) a Bruxelles, nominato dal Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, esperto sulle tematiche dell’efficienza energetica. L’evento è diventato un contenitore di conoscenza multidisciplinare, ed ha acceso un faro sul PNRR usando un ponte non ancora realizzato per lanciare un ponte virtuale verso il futuro.

Un momento emozionante di riflessione che personalità di rilievo culturale hanno saputo offrire alle Istituzioni e alle nuove generazioni come atto di fiducia e di speranza. Tra i relatori molti in Fiera presso la sala Ponti e altri in collegamento webinar. Per l’Ordine degli Architetti P.P.C. di Messina era presente la Vicepresidente l’arch. Clarastella Vicari Aversa, Dottore di Ricerca Europeo in Architettura in Spagna presso l’Università dei Paesi Baschi di San Sebastián, già Professore a Contratto in Progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Reggio Calabria, che ha ribadito nel suo intervento “occorrono scelte concrete per non rallentare o vanificare l’infrastrutturazione e l’importante processo di crescita dell’intero Paese che richiede scelte rapide. Non è più tempo di rimandare”; i Professori Ing. Enzo Siviero, infatti già preside della facoltà di Architettura IUAV di Venezia, massimo esperto internazionale nella realizzazione di ponti che ha portato pochi giorni fa il tema del Ponte sullo stretto di Messina in commissione Infrastrutture di Palazzo Madama ha attivato l’intergruppo parlamentare al lavoro con emendamenti nella commissione, protagonista della giornata con un interessante intervento, e la Prof.ssa Francesca Moraci in collegamento webinar, Urbanista di fama internazionale, architetto, professore ordinario alla Facoltà di Architettura dell’Università di Reggio Calabria, che per conto della società “Ponte Stretto di Messina SpA”, ha studiato gli aspetti urbanistici, territoriali e ambientali connessi alla realizzazione dell’opera, ne ha delineato i contenuti e le strategie. Piero Carcerano Socio INBAR Sezione di Torino, architetto e designer, dotato di una ricca esperienza nella progettazione automobilistica e di una congeniale predisposizione verso le tecnologie digitali e le sue applicazioni, ma anche umanista e imprenditore, pone al centro una rivoluzione culturale e tecnologica, grazie anche alla realtà virtuale. Il prof. Liborio Termini che ha espresso il suo senso critico sulle azioni ed il sociale nella possibile azione politica di attuazione sulle infrastrutture, Presidente dell’Istituto di Ricerca IRCDD Università di Torino, già stato docente di Storia e Critica del Cinema all’Università di Torino e Kore di Enna che ha diretto unità di ricerche presso il Dipartimento DAMS. Ha svolto insegnamenti in Università straniere (Inghilterra, Spagna, Islanda, Francia), già Preside della Facoltà di Lingue all’Università di Torino.