Sesta pagina di frammenti circa il Ponte sopra lo Stretto.

Realisticamente non se ne farà niente e lo dimostra soprattutto il fatto che sia ritornato di gran moda come sempre in campagna elettorale. Salvini ci ha giurato che tra pochissimo tempo lo avremo, sol che votiamo la Lega. Mamma mia! Ho inserito sotto una rassegna di articoli, dal più recente al più antico, ma tutti recenti in sostanza.

La Sicilia

Fi, Tajani: «Il ponte sullo Stretto si farà, progetti pronti a partire»

Il vicepresidente del partito di Silvio Berlusconi oggi a Palermo a sostegno del candidato alla presidenza della Regione Siciliana, Renato Schifani

Di Redazione 10 set 2022

  •  

«Il Ponte sullo Stretto e i termovalirzzatori sono opere fondamentali per la Sicilia. E’ impensabile non realizzare i termovalorizzatori e inviare i rifiuti in Germania o in Svezia, in questo questi Paesi ci guadagnano due volte perché li paghiamo per prendersi la spazzatura e loro producono energia rivendendola». Così il vice presidente di Fi, Antonio Tajani, ad una convention a Palermo a sostegno del candidato alla presidenza della Regione Siciliana, Renato Schifani. “Sarà il prossimo governo di centrodestra a decidere come fare il Ponte, ci sono progetti pronti a partire, senza fare ulteriori studi”, ha aggiunto. Tajani inoltre ha affermato che «in Sicilia bisogna realizzare l’alta velocità, l’Isola non può avere una rete ferroviaria dell’Ottocento». 

Poi il vicepresidente di Fi sui sondaggi: «Non diamo retta a quei 2-3 sondaggi che poi sono magari anche taroccati, sono convinto che avremo un consistente numero deputati a Roma e a Palermo. Sono ottimista: se in Sicilia vinciamo con Renato Schifani non mi pare ci sia crisi di risultati». 

«Il voto a Cateno De Luca, seppur legittimo, è un voto sprecato, perso. Le sue liste possono avere un consenso momentaneo, ma non portare al successo. Il voto a De Luca non porta nulla alla Sicilia e non dà contributi ai territori». 

«E’ impossibile che il Terzo Polo possa avere un ruolo politico in Italia e in Sicilia perché ha numeri marginali. In realtà il quarto polo, perché l’opposizione sarà guidata da Pd e M5s. Loro faranno la ruota di scorta». Su Gaetano Armao, che ha lasciato Fi per candidarsi a governatore in Sicilia col Terzo Polo, Tajani ha detto: «Chi ha fatto il vice presidente della Regione non può fare scelte simili, lui lo ha fatto e sarà marginale». 

Alla convention ha preso parte, con un collegamento video, il leader di Fi Silvio Berlusconi: «E’ stato per noi di Forza Italia del tutto naturale indicare il nome di Renato Schifani non soltanto per la sua storia, che lo ha portato a ricoprire la seconda carica dello Stato, ma per la sua personale autorevolezza, la sua competenza, il suo appassionato impegno per la sua e la vostra meravigliosa terra siciliana». «Una terra che ha tanti problemi da risolvere, tante giuste esigenze da rivendicare – ha aggiunto -. Io sono certo che Renato Schifani sia la persona giusta per governarla e per rappresentarla, anche perché, proprio in forza della sua storia, sarà in grado di rapportarsi alla pari con le istituzioni nazionali ed europee, sarà capace di mettere a frutto la sua grande esperienza e le sue relazioni al servizio della Sicilia. Del resto la sinergia con il governo nazionale lo aiuterà significativamente. In passato, lo sapete, i nostri governi hanno fatto molto per il sud e per la Sicilia. I governi che io ho guidato sono stati nella storia della repubblica quelli che hanno investito più risorse per il Mezzogiorno, ed anche quelli che hanno ottenuto i risultati più importanti nella lotta contro la criminalità mafiosa. Questo anche grazie a leggi delle quali proprio Renato Schifani è stato protagonista in Parlamento». E ha proseguito: «Ma ora dovremo fare ancora di più. La Sicilia deve diventare attrattiva per gli investimenti, e quindi sicura, facilmente raggiungibile, ben infrastrutturata». Per Berlusconi: “il ritardo in questi settori è un grave svantaggio competitivo per i siciliani, per le loro imprese, per aumentare gli investimenti dall’estero». «Io personalmente considero questo ritardo una vera e propria vergogna nazionale – ha concluso – Considero il fatto che a 160 anni dall’Unità d’Italia si debba ancora parlare di una questione meridionale il peggiore fallimento delle classi dirigenti del nostro Paese». 

«Nel centrodestra siamo partiti diversi, abbiamo un linguaggio diverso: ma questa diversità è una ricchezza perché è un rapporto sincero». Anche il leader di Fi è tornato poi sulla possibilità di realizzare il ponte sullo Stretto: «Non ci faremo più fermare. La sinergia tra Schifani e Occhiuto ci consentirà di procedere speditamente».

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Gazzetta del Sud

INFRASTRUTTURE

Ponte sullo Stretto: gli atti, le parole e le “bugie”

di Lucio D’Amico — 08 Agosto 2022

L’ad di Rfi nei giorni scorsi ha ribadito che l’incarico dato dal Governo riguarda anche l’aggiornamento del progetto della struttura a una campata

«Nel Pnrr sono previsti 24 miliardi di euro di investimenti per la rete ferroviaria. Si tratta di opere che riguardano la realizzazione di porzioni di linea di Alta velocità, in particolare di connessione con il Sud. Ma anche piani di ammodernamento tecnologico dell’infrastruttura e cantieri per migliorare la mobilità delle reti locali regionali e soprattutto il decoro delle stazioni ferroviarie nazionali». Sono le dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dall’amministratrice delegata di Rfi, Vera Fiorani, nel corso di “La Ripartenza 2022”, il talk condotto da Nicola Porro. Tra i compiti di Rete ferroviaria italiana, ha ribadito l’ad Fiorani, c’è anche quello di realizzare le analisi tecniche per il Ponte sullo Stretto di Messina: «Lo Stato ci ha affidato la redazione di uno studio di fattibilità tecnica-economica su una seconda soluzione, quella a più campate. Oggi c’è un progetto a campata unica che, comunque, ci è stato chiesto di aggiornare. Si tratta di un processo complicato, vista la difficoltà degli studi da realizzare in fondo al mare. Riteniamo di poter consegnare, per la seconda metà del prossimo anno, nelle mani del ministero delle Infrastrutture questo studio. Poi sarà la politica a decidere il da farsi».
Non ha aggiunto niente di nuovo a quel che si sapeva, ma una sottolineatura è di particolare rilievo: l’incarico a Rfi è di redigere, in contemporanea, uno studio di fattibilità sulla soluzione del Ponte a più campate, quella indicata come “preferita” dalla Commissione tecnica insediata dall’ex ministra dei Trasporti Paola De Micheli, e un aggiornamento del progetto del Ponte a una campata. La difficoltà di effettuare indagini e sondaggi in fondo al mare riguarda proprio la soluzione del Ponte a più campate quella che, con un paradosso tutto italiano, viene considerata dai tecnici della Commissione ministeriale la più vantaggiosa ma nello stesso tempo è anche quella che comporta molti più rischi e problemi, ai quali nessuno finora è riuscito a dare soluzione, al punto che quella stessa ipotesi, già abbondamentemente studiata nei decenni scorsi, era stata accontonata per la sua irrealizzabilità.

Leggi l’articolo completo sull’edizione cartacea di Gazzetta del Sud – Messina

  •  

  •  

“Il Ponte sullo Stretto si può fare, ecco perché è un’opera di eccellenza”: convegno internazionale a Roma con progettisti e tecnici

“Il Ponte del Mediterraneo si può fare”: la parola ai progettisti e ai tecnici della Società Stretto di Messina nel convegno internazionale che si terrà a Roma, all’Università eCampus, il 13 settembre alle ore 15.30

30 Agosto 2022 20:44 | Consolato Cicciù

ASCOLTA L’ARTICOLO

-ADecrease font size. AReset font size. AIncrease font size.+

Il 13 settembre dalle ore 15.30 alle ore 18.00 presso la sede dell’Università eCampus di Roma, in via Matera 18, si terrà un Convegno Internazionale nel quale i tecnici esporranno il Progetto del Ponte sullo Stretto di Messina e il suo iter approvativo fino al definitivo che ha ottenuto tutte le approvazioni necessarie. Come noto, il Ponte a campata unica ha una luce di 3300 metri e i due piloni, posizionati in terraferma, rispettivamente lato Calabria – località Cannitello – e lato Sicilia – località Ganzirri, sfiorano i 400 metri di altezza. Il progetto definitivo è stato approvato dagli organi tecnici nel 2011 e l’anno successivo cancellato per Legge a lavori avviati.

 

Pnrr, ultima mazzata per il Sud. Rampelli: “senza Ponte sullo Stretto consegnata ricchezza ad altri”

Durante la seduta sullo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, il vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia critica i progetti del Pnrr: “non c’è alcun desiderio di colmare il divario che esiste imperterrito tra nord e sud. Non è vero che l’Alta Velocità arriva a Reggio Calabria, senza Ponte sullo Stretto non arriverà neppure in Sicilia e non ci saranno investimenti sui porti”

1 Agosto 2022 13:23 | Rocco Fabio Musolino

-ADecrease font size. AReset font size. AIncrease font size.+

“Dando un’occhiata al Pnrr sul tema dei trasporti e della mobilità troviamo delle gravi inadempienze. Tra queste voglio ravvedere l’assenza di alcun desiderio per colmare il divario infrastrutturale che esiste imperterrito tra nord e sud. Il Pnrr non porta l’Alta velocità in Sicilia, da qui il divario storico nello Stretto di Messina. Un ultimo ponte sul mare Adriatico è stato completato in Croazia, soltanto noi siamo incapaci di costruire un’opera che è stata ideologizzata, perché la sinistra vive di astrazioni. Ma se non c’è il Ponte come portiamo questa ricchezza al Sud?”. E’ quanto ha affermato oggi in Parlamento l’on. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia, durante la seduta sulla Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, recante disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Approvato dal Senato).

Il gioco Vintage “da giocare”. Nessuna installazione.Forge Of Empires

L’assenza del Ponte sullo Stretto, come fa giustamente notare Rampelli, rende inutile l’arrivo della vera Alta Velocità fino a Reggio Calabria e poi in Sicilia. Una situazione che taglia l’Italia fuori dagli aspetti commerciali e logistici: “le merci che arrivano dall’Oriente che attraverso il Canale di Suez come le portiamo sul Continente? E’ impossibile se non c’è un collegamento veloce sui traghetti e la navi Caronte che partono da Messina e arrivano a Reggio Calabria. Non basterebbe neppure il Ponte sullo Stretto, bisognerebbe rinforzare il sistema infrastrutturale la mobilità ordinaria su gomma e su ferro nella Sicilia stessa. Dobbiamo sviluppare i porti per prendere tutto quel ben di Dio che c’è al Sud, che tutto il mondo vuole e ci invidia, e portarlo nella parte ricca del mondo”.

L’onorevole Rampelli si sofferma ancora una volta sull’Alta Velocità e smentisce il fatto che questa arrivi fino a Reggio Calabria: “l’Alta Velocità si ferma a Romagnano, in Campania. E’ questa la storia. Non è vero che l’alta velocità arriva al Sud. Il Governo mi smentisca. Dalla Campania a Reggio Calabria si velocizza solamente quello che esiste. Il riassunto è che non si fa l’Alta Velocità al Sud, non si fa in Sicilia, non si costruisce nemmeno il Ponte sullo Stretto, così intanto le navi superano le nostre coste, vanno oltre lo Stretto di Gibilterra e si fermano al porto Rotterdam nel Nord Europa. Complimenti a colore che ci ha messo qualche anno per capirlo, però non ci voleva una scienza infusa per capire che le cose stavano così. Nel Pnrr non si fa nulla per cogliere questa possibilità, nulla è presente neppure nei fondi complementari, stiamo consegnando la ricchezza a parti terze”.

Il Giornale

“Il Ponte sullo Stretto bloccato dai no grillini”

7 Maggio 2022 – 06:00

Il governatore siciliano: “Stanchi di essere un’appendice, l’infrastruttura è necessaria”

Gian Maria De Francesco

Il governatore siciliano Nello Musumeci si è battuto perché il Ponte sullo Stretto rientrasse nelle priorità dei governi che si sono succeduti da quando si è insediato nel 2018 a Palazzo dei Normanni. La sua presidenza ha inoltre pubblicato uno studio sui costi dell’insularità della Sicilia, una tassa occulta da oltre 10 miliardi.

Presidente Musumeci, a che punto è il dossier Ponte?

«Escludo che il governo nazionale abbia interesse a realizzarlo. Subisce la pressione di lobby economico-finanziarie del Nord contrarie a una Sicilia come naturale piattaforma del continente europeo nel Mediterraneo, condannandola alla marginalità che continua a subire da oltre 70 anni. Le pare normale che nel 2022 un camion o un vagone ferroviario debba fermarsi davanti a tre chilometri e aspettare più di un’ora (per imbarcarsi; ndr), mentre l’uomo arriva su Marte?».

Il progetto del 2005 sarebbe già esecutivo, ma è ripartito lo studio di fattibilità di Rfi. Con il ministro Giovannini che rapporto c’è?

«Al ministro Giovannini abbiamo spiegato più volte che la Sicilia è stanca di essere appendice del Continente e che per essere centrale ha bisogno di infrastrutture strategiche. In Sicilia non se ne realizzano da oltre vent’anni. Il ministro Giovannini sa benissimo che è sufficiente una forte volontà politica. Solo un bambino può credere che il problema sia tecnico. Il tranello del ponte a una campata o a tre campate è un gioco demoniaco che serve al governo per perdere tempo e arrivare alle politiche del prossimo anno. Se il centrodestra non prevalesse, si tornerebbe a recitare la stessa commedia. È un film già visto».

Assieme al governatore calabrese Occhiuto avete cercato di operare una moral suasion ma quest’azione sembra di là dall’avere successo.

«Noi abbiamo avuto la migliore stagione per la realizzazione del Ponte soltanto sotto il governo Berlusconi e questo è noto a tutti perché si era giunti all’apertura del cantiere. La verità è che c’è un forte pregiudizio ideologico da parte dei Cinque stelle e di una parte del Partito democratico. La rappresentanza parlamentare siciliana e calabrese dovrebbe pressare il governo per pretendere che il collegamento sullo Stretto diventi una priorità assoluta e irrinunciabile. Soprattutto ora che il Mediterraneo è ritornato uno snodo centrale del traffico merci. Solo una minoranza di navi mercantili, però, approda in Sicilia o a Gioia Tauro. La stragrande maggioranza, invece, attraverso lo Stretto di Gibilterra per raggiungere il Nord Europa. Il collegamento stabile, sia ponte o tunnel, tra le due sponde determinerebbe una maggiore appetibilità da parte della Sicilia in termini di investimenti stranieri. La questione tecnica è soltanto un alibi e lo sanno i siciliani che spero possano avere buona memoria al momento opportuno».

Ance Sicilia da tempo si batte contro la campagna anti-Ponte sui costi dell’opera.

«Il tema non esiste perché il governo non ha posto ostacolo di natura finanziaria e quando lo ha fatto lo ha fatto con superficialità. Il governo non vuole che la Sicilia diventi la piattaforma del Mediterraneo. Sono temi strumentalizzati per perdere tempo. C’è stato un periodo in cui il Ponte sarebbe costato un miliardo, poi 3,5 miliardi, oggi sono sei. Fra due anni arriviamo a 9 miliardi, è logico. Più il tempo passa più cresce il costo. Ci sono risorse legate alla territorialità delle Regioni, c’è la programmazione europea 21-27 e ci sono fondi europei nuovi. Se Bruxelles e Roma avessero volontà di farlo, il problema non sarebbe trovare 7 miliardi».

Se il Ponte non è nel Pnrr, c’è invece l’adeguamento delle ferrovie Palermo-Messina e Messina-Catania

«L’ammodernamento rientrava tra le finalità della legge Obiettivo del 2002 e non è mai stato realizzato il progetto esecutivo. Così i treni in Sicilia non possono viaggiare oltre i 95 chilometri orari e per andare da Palermo a Catania occorrono 2 ore e 50 minuti. Nel Nord Italia sarebbe sufficiente meno di un’ora. Con il Pnrr e la pressione della Regione Siciliana che ha stanziato 2 miliardi di euro, Rfi ha predisposto un progetto e si sono aperti alcuni cantieri. Perché sono stati necessari vent’anni per un ammodernamento previsto nel 2002?».

Il Giornale

Ponte sullo Stretto fermo: il Sud è sempre più isolato

4 Maggio 2022 – 06:00

Il ministro Giovannini vuole ripartire da zero. Ma Sicilia e Calabria non possono più aspettare

Gian Maria De Francesco

Tutto bloccato. Ancora. La realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina è ancora in uno stato di perpetua sospensione. Il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, la scorsa estate aveva detto che entro la primavera del 2022 sarebbe stato presentato un nuovo studio di fattibilità, necessario per deliberare sulla materia. La primavera volge al termine ma questo studio ancora non si vede. Il ministro Giovannini tre settimane fa ha però dichiarato che «il progetto non è più attuale, il finanziamento va ripensato a carico della finanza pubblica» e che «ci possono essere alternative con un ponte a tre campate più vicino a Reggio Calabria e Messina, bisogna farne uno nuovo, ci penserà Rete Ferroviaria Italiana in modo che la politica possa prendere una decisione».

Insomma, un modo come un altro per dire che bisogna ricominciare daccapo e che il progetto a campata unica con una luce di 3,3 chilometri aggiudicato nel 2005 a un consorzio capeggiato da Impregilo (nel frattempo diventata Webuild) è in pratica carta straccia sebbene il progetto fosse praticamente esecutivo con vari livelli di validazione. Come da cestinare è la struttura economica dell’opera. Diciassette anni fa, infatti, il governo Berlusconi aveva ideato una struttura finanziaria che prevedeva su 6 miliardi di costo il 40% (2,5 miliardi) a carico dello Stato tramite Stretto di Messina spa (ora finita in liquidazione) e il restante 60% tramite project financing, cioè credito bancario a favore dei contractor che l’avrebbero ripagato tramite i pedaggi per l’attraversamento automobilistico e ferroviario. Se Giovannini dice che tutto deve essere a carico del Tesoro, significa che il ministro Franco dovrà lavorare per ideare nuove soluzioni e altro tempo si perderà.

Il Ponte sullo Stretto, infatti, non fa parte né delle opere previste dal Pnrr né dell’Allegato infrastrutture al Def che definisce le opere prioritarie. Insomma, è fuori dai radar. A ricordarci della sua esistenza, seppur in forma solo teorica, sono state le recenti convention di Forza Italia e di Fdi che l’hanno posto al centro del dibattito. Anche perché il Ponte è sempre stato una bandiera del centrodestra.

E non è un caso che le amministrazioni di centrodestra di Sicilia e Calabria, con i governatori Nello Musumeci e Roberto Occhiuto, siano stati gli unici in questi mesi, a spendersi fattivamente perché la grande opera tornasse sotto i riflettori. La loro opera di moral suasion, ancora in una fase preliminare, non ha sortito grandi effetti perché a Roma tutto è ancora bloccato. Musumeci, di tanto in tanto, si lamenta. «Questo ambientalismo ha detto troppi no: sono i professionisti del no che non vogliono il Ponte sullo Stretto, che hanno detto no al rigassificatore che continuano a dire no a ogni iniziativa di crescita», ha dichiarato un paio di settimane fa, evidentemente scoraggiato.

Proprio ieri il ministro Giovannini, intervenendo a un convegno, ha ricordato che sulla «complessivamente per infrastrutture e mobilità abbiamo assicurato oltre 100 miliardi di nuovi investimenti per i prossimi dieci anni, investimenti che riguardano non solo l’Alta Velocità ma anche le reti regionali più rilevanti per la mobilità quotidiana, come portare l’Alta Velocità a Reggio Calabria entro il 2030, sulle trasversali Napoli-Bari, velocizzare la Roma-Pescara, la Orte-Falconara, completare l’Alta Velocità da Torino fino a Venezia». Peccato che pure sulla Tav Salerno-Reggio i «soliti noti» stiano cercando di perder tempo.

La plastica dimostrazione di questo stallo è lo stesso decreto Aiuti approvato lunedì scorso con l’astensione M5s, che non ha voluto dire sì a un provvedimento che apre le porte alla realizzazione di un termovalorizzatore a Roma che la grillina Raggi ha ridotto a livello di Calcutta. Ecco, se un solo impianto crea fratture nel governo, inutile parlare anche di grandi opere.

La Repubblica

Palermo

La ministra Carfagna a Palermo: “Il ponte sullo Stretto deve essere una priorità”

di Gioacchino Amato

La ministra Carfagna a Palermo: "Il ponte sullo Stretto deve essere una priorità"

La promessa all’incontro su decontribuzione, fiscalità di vantaggio e Zone Economiche Speciali a Villa Zito organizzato da Confindustria Sicilia

29 MARZO 2022 ALLE 12:59 1 MINUTI DI LETTURA

“Il ponte sullo stretto di Messina non è una bandiera o un traguardo. È la prova che il governo vuole investire in infrastrutture per il Mezzogiorno e la Sicilia considerando questo investimento una priorità strategica di lungo periodo. Per questo stiamo realizzando lo studio di fattibilità tecnica ed economica”. La ministra per il Sud Mara Carfagna torna a promettere l’opera simbolo dello sviluppo del Mezzogiorno, ma soprattutto annuncia nuovi fondi per le imprese meridionali, due miliardi di euro dal fondo nazionale di sviluppo e coesione per i contratti di sviluppo nel mezzogiorno d’Italia. Lo fa intervenendo all’incontro su decontribuzione, fiscalità di vantaggio, Zes (Zone Economiche Speciali) a Villa Zito organizzato da Confindustria Sicilia.

La ministra ha anche promesso l’impegno del governo Draghi per prorogare sia la decontribuzione delle imprese che i bonus Sud e i crediti d’imposta, “ma bisogna trovare la base giuridica per questi provvedimenti”. 

Il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese, ha sottolineato che “le imprese da Nord a Sud hanno tutte gli stessi problemi: burocrazia, fiscalità. Siamo qui a parlare di coesione perché solo accorciando le distanze si naviga verso lo sviluppo. In questo momento è urgente prorogare le misure di sostegno alle imprese a partire decontribuzione e ridisegnare una parte del Pnrr dopo i cambiamenti provocati dalla guerra in Ucraina. Bisogna orientare le risorse verso i problemi dell’energia. E soprattutto bisogna puntare sulle Zone economiche speciali. Oggi abbiamo fornito ai due commissari delle Zes una mappa completa delle imprese e delle aree libere nelle Zes. Un documento sul quale avviare l’attività insieme”.

Nel corso dell’incontro Confindustria Sicilia ha consegnato ai commissari straordinari delle Zes il lavoro di mappatura di tutte le imprese presenti.