DRAGHI, DOVE SEI? NON POSSIAMO FARCELA COSI’, SENZA UNA PERSONA CAPACE E UNIVERSALMENTE STIMATA COME TE RIDIVENTIAMO FECCIA

Come tantissimi che non hanno votato lo schieramento Meloni/Salvini/Berlusca ho sperato tanto che la Meloni, mostratasi pragmatica, attenta a tenere sotto controllo i conti e decisa a restare nella UE nei suoi primi tre mesi continuasse a dimostrarsi un’allieva di Draghi, una fulminata da lui sulla via non di Damasco. Ma sento vacillare fortemente le speranze mie e di tanti. Oggi la bruttissima storia delle critiche a Macron perché ha fatto cenare all’Eliseo con Scholz il carissimo Zelensky (senza invitare anche lei). Ma solo le persone ignoranti non sanno che la UE si regge sull’asse Francia-Germania e non conoscono le fortissime motivazioni storiche di ciò. E non parlo delle moltissime vite che in questo momento terinano per sempre nel Mediterraneo a causa del mancato rispetto italiano del diritto internazionale (su ciò il prossimo articolo)

Leggo, sul Sole 24 Ore di oggi 9 febbraio 2023:

Il Punto

L’Italia e lo scambio europeo

Ormai è chiaro. Al Consiglio europeo di oggi l’Italia cercherà di ottenere uno scambio importante. Via libera alla modifica delle regole sugli aiuti di Stato – che servono soprattutto a Francia e Germania – in cambio di un via libera alla flessibilità nella gestione dei fondi già concordati (come ad esempio quelli legati al Pnrr). Sono due partite distinte: la prima fa parte del programma che l’Europa deve mettere in campo per rispondere al piano di Joe Biden per incentivare gli investimenti green negli Stati Uniti; la seconda fa parte degli accordi che i singoli Stati hanno già sottoscritto con l’Unione che ha scelto di finanziare con emissioni comuni i singoli Pnrr.Senza questo baratto l’Italia aveva già fatto sapere di non escludere il ricorso al veto. Vedremo se i cosiddetti Paesi frugali, quelli del Nord tradizionalmente molto scettici verso le posizioni dei Paesi indebitati come il nostro, accetteranno.L’Italia ha un problema nell’attuazione dei programmi del Pnrr che rischiano di non essere rispettati per almeno 40 miliardi (stime ottimistiche); molti Comuni non riescono a partecipare ai bandi; mancano molte figure professionali tra le 375mila previste come occupazione aggiuntiva (fonte Banca d’Italia); molte delle gare sono andate deserte perché i prezzi di partenza sono risultati molto al di sotto di quelli reali che hanno sconvolto i budget delle imprese. Senza contare che alcune delle riforme già concordate con Bruxelles sono in fase di ripensamento (giustizia, fisco, pubblica amministrazione, appalti e concorrenza).Non è un negoziato facile anche perché l’Italia ha già avuto le prime tre tranche di finanzimenti. La parola chiave è flessibilità. Che, a dire il vero, vista la rigidità dell’Unione potrebbe anche essere considerata una parola malata.

di Alberto Orioli