Traendo spunto dalle elezioni americane di Mid Term. Riflessioni sulle democrazie liberali e sulle tirannie oggi

Avant’ieri sono andata all’incontro ISPI sulle elezioni americane di MidTerm, interessantissimo. C’era in particolare, straordinariamente lucido e intelligente, chiaro, preparatissimo, senza nessuna spocchia, un certo prof. Alessandro Colombo (ISPI e unimi). Un assai bravo e umile Marco Congiu (ha spesso ripetuto che facendo il corrispondente da New York da meno di due anni ritiene di non avere ancora capito a fondo parecchie cose degli USA) parlava in collegamento da N.Y., e direttamente dall’aeroporto è arrivato Federico Rampini, giornalista vivace con tutti i limiti del giornalista puro, superbietto ma intelligentemente pragmatico. Il tema era: “le elezioni di Midterm : la posta in gioco”. Tutti sono stati concordi nel ritenere che la Meloni non sia più considerata un pericolo da parte del mondo occidentale. La destra americana ormai è soprattutto trumpista, il che non significa che ricandiderà Trump, significa che è rozza e rappresenta masse di piccoli borghesi e operai terrorizzati per la loro sicurezza (temono la delinquenza) e per l’inflazione all’8% che erode i loro salari. Questi ceti sono ovviamente ostilissimi all’ingresso dei migranti da Sud, che Trump aveva bloccato e che con Biden è ricominciato. In realtà Biden aveva passato il dossier migranti alla sua vice Kamala Harris. Questa com’è ben noto si è rivelata una persona del tutto incapace e la rabbia popolare contro gli ingressi irregolari e contro gli ingressi in genere sta risalendo. La corporazione padronale ha invece grande interesse all’ingresso dei migranti, perché grazie a loro, che si accontenterebbero di salari assai bassi, potrebbe diminuire drasticamente il costo del lavoro mentre salirebbero profitti e utili delle aziende.

Negli USA la politica estera la fa il Presidente e basta. Antiteticamente a Trump, che in politica estera si era sganciato dalla UE, diventando quasi isolazionista, e che voleva sganciarsi in prospettiva di medio termine dalla NATO e guardava solo all’Indo-pacifico perché il problema dei problemi è la Cina, la quale si prefigge l’obiettivo del sorpasso economico degli USA; antiteticamente a Trump, Biden ha rinsaldato strettamente i legami con la UE e ha ripreso una politica di dialogo con tutti sul pianeta, esclusi i tiranni più feroci (i quali non vogliono dialogare). Di fatto non solo gli USA hanno speso e ancora spendono cifre da capogiro per le armi all’Ucraina, ma stanno mantenendo questo Paese erogando cinque miliardi di dollari al mese (sì, danno da sopravvivere agli Ucraini: da dove prenderebbero questi altrimenti i denari per le spese nella sanità, per citare un esempio ovvio?). Finora il Congresso ha sempre approvato questa spesa. Ora però l’amministrazione Biden, che quasi certamente avrà i democratici minoritari sia alla Camera che al Senato, si prepara a dire a Zelensky che il sostegno continuerà nel 23, ma nel ’24 probabilmente no. Il trumpismo americano dice che bisogna smettere di pagare una guerra degli Europei. Inoltre, diversamente da quel che pensano le persone ignoranti, anche negli USA i costi dell’energia sono aumentati; durante il lungo periodo di pace in Occidente gli USA avevano infatti smesso di estrarre e raffinare gas combustibile. Tuttavia, il principale problema degli USA è la Cina. Se non si avrà chiara nel mondo non occidentale la percezione che la Russia ha fatto un pessimo affare con l’aggressione della Ucraina, l’Impero cinese (la Cina controlla con il terrore tre grandi Paesi che nulla hanno in comune con la cultura e la tradizione cinese), l’imperialismo cinese aggredirà molto presto militarmente Taiwan. I relatori presenti ieri all’ISPI vedevano la questione pragmaticamente, ovvio: non si può permettere che l’impero cinese imponga il suo dominio su Taiwan prima che chips, microprocessori ecc. (oggi nel pianeta prodotti al 90% a Taiwan) non vengano prodotti in grande stile anche in Occidente. Gli USA hanno cominciato da poco a produrli. Io che non sono una pura pragmatica pensavo e penso: poveri Taiwanesi, poveretti!

I relatori ISPI di ieri concordavano nel dire che la Cina, però, sta probabilmente cominciando il declino. Essa avrebbe raggiunto il suo apice nel periodo 2008-2010, quando riuscì a non risentire di alcun contraccolpo negativo di quella crisi economica partita dagli USA che mise in ginocchio tutte le economie avanzate. Xi Jin Ping però, è un accentratore tirannico, a differenza del suo predecessore. Quest’ultimo aveva posto attenzione a permettere che dentro il partito unico vi fosse un dialogo e quasi delle correnti e aveva posto attenzione, al contempo a scegliere uomini davvero capaci per i ruoli chiave. Xi, che ha pubblicamente umiliato agli occhi del mondo intero il suo predecessore (trascinato via da commessi) nel giorno del suo recentissimo apogeo, dal quale gli è stato conferito il terzo mandato (Xi ha modificato la costituzione a tal fine; la costituzione saggiamente prevedeva un massimo di due mandati) ha eliminato tutti i suoi oppositori interni e tutti quelli che potevano fargli ombra. Egli è ora circondato da uomini che sono degli yes men e che si ritiene siano poco capaci. Al contempo la Cina è indebolita economicamente dalla gigantesca bolla immobiliare e dagli enormi sovrainvestimenti in infrastrutture. Se questa situazione è vera si può sperare che il sorpasso economico degli USA non ci sarà, non sotto Xi almeno. Però il tiranno feroce aggredirà sicuramente Taiwan perché le risorse da Taiwan sviluppate fanno immensamente gola, a maggior ragione in una situazione di crisi. Potrebbe avere, forse, un effetto frenante sulle mire di Xi, almeno sul breve termine, la sconfitta della Russia in Ucraina, che marcherebbe un trionfo dell’Occidente e delle capacità della democrazia liberale.

Qui si pone il problema del come fare uscire la Russia da questo conflitto, testardamente voluto dal feroce super-imperialista Putin, in cui essa ha perso decine di migliaia di giovani, carne da macello, certo. Come arrivare a una pace non troppo ingloriosa per la Russia e accettabile per l’Ucraina, che giustamente rivendica la propria integrità territoriale e vuole proteggere le maggioranze della Crimea e del Donbass che preferiscono stare con l’Ucraina e con l’Occidente invece che con la Russia di Putin? La questione di Kherson (la regione e la città omonima) è assolutamente decisiva, hanno detto tutti i relatori, ma ancora non sappiamo come finirà [su ciò si veda l’articolo antecedente in questo blog, specificamente dedicato alla questione Kherson]. Estremamente interessante il discorso sulla rete vastissima di alleanze USA dopo il 1980, basata su dialogo e comunanza di interessi, sarebbe un tema da approfondire. Il trumpismo probabilmente ritornerebbe all’isolazionismo di Trump. Ho scambiato qualche parola con Rampini, il quale mi ha detto di non essere preoccupato per una eventuale vittoria del trumpismo: non riuscirebbe mai a scardinare le fondamenta della democrazia, come non ci è riuscito Trump, padre fondatore di questo populismo sguaiato e basato sulla rivendicazione di tanti egoismi.

Il prof. Colombo si è diffuso sul tema della trasformazione profonda che subisce nel XXI° secolo l’immagine dell’Occidente e l’immagine del restante mondo rispetto all’immagine che si era consolidata sul finire del XX° secolo finendo per contrassegnare a parer suo il secolo scorso (io dissento).  Secondo il prof. Colombo oggi, in questo quarto del 1° secolo del 3° millennio l’Occidente rilancia ancor sempre la contrapposizione tra democrazia e autocrazia; invece i Russi e i Cinesi dicono che oggi è diventata dominante la nuova contrapposizione tra la vecchia pretesa occidentale di dominare il mondo e i diritti delle altre potenze che crescono e si affacciano nello scenario globale. Noi in Europa e negli USA diciamo che il XX° sec è quello in cui la democrazia liberale ha sconfitto i suoi nemici e nel XXI° secolo noi vediamo un prolungamento del XX°. Invece Russi e Cinesi e altri molti (dal Brasile all’Arabia saudita) dicono che il cuore del XXI° non è il conflitto tra democrazia e autocrazia che contrassegnò il XX°;  il XXI° secolo è secondo loro quello nel corso del quale le eredità di 4 secoli di impatto occidentale sul resto del mondo saranno messe in discussione. Scrisse Huntington che nel XXI° si conclude la fase occidentale di dominio sul mondo. Secondo questi Paesi saremmo giunti alla resa dei conti su 3-4 secoli di storia del mondo e di architettura dei rapporti tra Europa e mondo.

Ripeto: a parere del professore con il fragoroso e repentino crollo per implosione del gigantesco impero sovietico l’immagine di sé consolidatasi alla fine del XX° era quella del contrasto tra autocrazia e democrazia liberale. Dunque il professore include sotto la denominazione “autocrazia” i totalitarismi nazista e marxista-leninista. Eh no! Il fascismo franchista, i fascismi latino-americani e in larga misura anche il fascismo italiano furono autocrazie. Non avevano cioè ideologie misticheggianti e falsissime sotto il riguardo storico e scientifico, le quali si sostituivano alle religioni. I totalitarismi nazista e marxista-leninista – tra loro similissimi per la comune sottomissione dello stato al partito e per il fatto che dove era ammessa una dose di “capitalismo” privato si tratta di proprietà puramente formale dei mezzi di produzione perché lo Stato in qualsiasi momento può avocare a sé quegli strumenti, come sotto Hitler, come sotto Xi Jin Ping — i totalitarismi nazista e marxista-leninista poggiavano invece sul terrore e sullo sterminio di massa, giustificati mediante ideologie che promettevano il paradiso sulla terra, una volta che fossero stati annientati gli oppositori (la prassi democratico-liberale e liberal-democratica): questo è totalitarismo, e quelle ideologie che si volevano scientifiche valevano quanto la pubblicità di Vanna Marchi ai suoi prodotti e riti contro il malocchio.

Ma vado avanti e mi ripeto; secondo il prof. Colombo nel XXI° secolo e cioè agli inizi del terzo millennio all’Occidente portatore degli ideali e della prassi coincidente con la democrazia liberale si contrappone una visione in ascesa di cui è portatrice larga parte del mondo non-democratico. Questo mondo non-democratico, di cui Russia e Cina sono gli esponenti più evidenti include tanti Paesi diversissimi dai due or ora evocati, quali la Saudi Arabia, gli Emirati, l’Oman, il Pakistan, l’Iran, l’Egitto, il Sudafrica, in certa misura l’India, il Vietnam, il Laos, il Brasile di Bolsonaro e anche qualche altro Paese dell’America latina. Questo insieme di Paesi emersi, da distinguere dai cosiddetti emergenti, cioè dai più poveri e arretrati, mette in discussione l’immagine dei valori occidentali come quelli assolutamente positivi, capaci di generare benessere materiale diffuso e soprattutto rispetto dei diritti umani. L’insieme dei Paesi non filo-occidentali (e spesso anti-occidentali) fa battere l’accento sul fatto che la prosperità degli Occidentali gronda delle lacrime e del sangue versato nei secoli dalle tantissime popolazioni sfruttate e private di ogni diritto: schiavitù dei neri d’Africa, sterminio dei nativi Americani, colonialismo ovunque nel mondo, dall’India, all’Africa, alla Cina. All’antitesi autocrazia ↔ democrazia questo insieme di Paesi sostituisce l’altra antitesi libertà di essere se stessi rivendicata dai Paesi non occidentali ↔ mistificazione operata dall’Occidente delle proprie origini materiali e ideali.

Mi trovo a dover dissentire quasi del tutto. Anzitutto due corollari: 1.- le élites culturali (dagli economisti liberali al giornalista Alberto Ronchej) avevano previsto da sempre che l’economia sovietica sarebbe giunta al collasso a causa dell’assoluta impossibilità di produrre ricchezza da parte della “pianificazione”, pilastro di quella economia, e così è stato. 2.- Gli Americani sono stati molto abili, durante la presidenza Reagan (a cavallo del 1983), a inventarsi “lo scudo spaziale”, presentato come “progetti di sistemi d’arma, posti nello spazio (per lo più con impiego di armi a energia diretta) per la difesa contro i missili balistici. Per s.s. si intende, in partic., la Strategic defense initiative (SDI) […] per rendere le armi nucleari impotenti e obsolete” (dalla Enc Treccani on line). I Sovietici ci cascarono, inizialmente, investendo in questa follia scema risorse ingentissime che accelerarono il comunque inevitabile tracollo economico. Entrando nel merito delle convinzioni di Colombo, a mio parere la mistificazione sta nella nuova pseudo-antitesi con cui l’insieme dei Paesi i quali si vogliono non-occidentalizzati cerca di avallare una immagine edulcorata di sé. In Iran masse di assassini prezzolati chiamati forze dell’ordine fa strage di donne indifese e di gente che vorrebbe godere dei diritti umani per l’Occidente elementari; queste genti disarmate che vanno a correre ogni giorno il rischio di farsi ammazzare dagli sgherri dell’ayatollah Khamenei probabilmente non cercano il pluralismo politico, la democrazia parlamentare, il sistema dei partiti, la difesa dei diritti delle minoranze ma stanno cercando di sicuro la garanzia di avere alcune delle classiche libertà che abbiamo in Occidente. Non tocco il tasto Afghanistan perché troppo ovvio. Il Pakistan è il Paese che paga le altre squadre di assassini prezzolati chiamate Talebani al fine di tenere quasi in schiavitù una intera popolazione (sia pure divisa dalle solite faccende tribali), tra l’altro riducendo a puri animali invisibili le donne, per sfruttare le ricche piantagioni di oppio dell’Afghanistan. La Saudi Arabia è stata amicissima degli USA fino all’avvento al potere reale del principe ereditario Mohammed Bin Salman Al Sa’ud, governante intelligente e dinamico, che sta modernizzando non poco il Paese, aprendolo p.e. al turismo, ma che è tuttavia un uomo senza morale e senza legge, mandante (confesso) di omicidi efferati e tra i principali violatori dei diritti umani fondamentali (cfr. Amnesty International sulla grande quantità di esecuzioni capitali in quel Paese, anzitutto quelle dei non allineati politicamente). E vogliamo parlare del genocidio che la Saudi Arabia ha cominciato nello Yemen, invaso nel 2015, Yemen che non ha mai capitolato? E alla Saudi Arabia, per la spartizione dello Yemen, si sono aggiunti gli Emirati Arabi Uniti e l’Iran. Già, gli EAR: a me fanno simpatia per il fatto che da loro la storia è cominciata da pochi decenni, con il petrolio; prima non c’era la storia ma soltanto la tradizione (che loro venerano e fanno conoscere a chi va a visitarli). Rimane il fatto che negli EAR tutti i lavoratori di terzo o quarto livello (cioè i non-Occidentali), pakistani, bengalesi, anche Ceylonesi e Indiani vengono sì retribuiti, lavorano in regola (il datore di lavoro paga i contributi) e ricevono un alloggio in cui dormire (dormono in 10 in due o tre stanze max). Ma la sicurezza sul lavoro per questi poveretti è quasi inesistente: anni fa un mio conoscente che era andato a fare il cuoco negli EAR dopo il turno di lavoro andava a sedersi con un amico su un muricciolo per fare la conta degli operai che cadevano dalle impalcature mentre costruivano i grattacieli e non i grattacieli soltanto. La UE aveva più o meno sottovoce ma con fermezza minacciato gli EAR di boicottare l’EXPO di Dubai (2020, rinviato a causa della pandemia: interessantissimo, l’ho visitato nel febbraio u.s.) se non fossero state aumentate le precauzioni atte a salvare tante vite e se non fosse aumentato il rispetto dei diritti umani fondamentali. Mio fratello top-manager mi dice che nella Saudi Arabia ha visto al lavoro gli schiavi letteralmente fino a quando l’ha frequentata (10 anni or sono). Sto esprimendo la mia convinzione granitica che l’antitesi autocrazie-democrazie liberali è più che mai viva e che l’Occidente è ormai un complesso di valori e una tecnica dell’esercizio del potere che sono sorti sì in Europa e sono sì figli di Platone e del cristianesimo, ma si sono saputi trapiantare in contesti geografico culturali radicalmente diversi, integrandosi con la cultura, il costume e le tradizioni locali: esempi fulgidi, è ovvio, il Giappone, la Corea del Sud, Singapore, Taiwan e altri ancora. L’immagine anti-occidentale che i Paesi avversi all’Occidente cercano di creare, la “narrazione” circa le lacrime e il sangue di cui grondano le conquiste occidentali è solo propaganda; propaganda nemmeno tanto abile appresa dai totalitarismi novecenteschi: ma ci ricordiamo sì o no della grande quantità di giovani dagli anni ’60 in poi del ’900 sedotti dalla propaganda sovietica (ma come si fa a esser così cretini e così privi di senso estetico da lasciarsi sedurre da Breznev????) che dettero vita a una infinità di associazioni e movimenti che picchettavano le Università, scendevano in piazza per ogni più futile pretesto, picchiavano, qualche volta ammazzavano e in parte confluirono nelle Brigate rosse e simili? Me li ricordo con angoscia tutti questi porci con le ali. I Paesi che costituiscono il sistema non-occidentale e rivendicano il valore del loro modo di vivere sono in larga misura oggi non solo autocrazie più o meno feroci, ma anche imperialisti sfruttatori.